I ragazzi di Bomba Dischi si stanno dando parecchio da fare ultimamente. Oltre a quel gran disco che è Propaganda degli Youarehere e a preparare la prossima uscita dei Sadside Project, il 6 febbraio hanno fatto uscire Yarn dei romani Departure Ave.

Rispetto al precedente all the sunset in a cup questa seconda fatica è più matura, ha più personalità. È stato difficile trovare degli accostamenti musicali: i Departure Ave. di Yarn ricordano tante cose ma sono difficilmente assimilabili ad una corrente o ad un genere. Se per qualche progetto questa vaghezza può essere deleteria, per i Departure Ave. è un punto di forza: il loro indie rock soffuso, delicato e prodotto alla grande si presenta da solo.

Le chitarre colpiscono meno rispetto al debutto e il disco è più atmosferico e silenzioso; restano dei punti in comune importanti, come la trainante voce di Lorenzo Autorino e l’atmosfera lievemente jazzistica. Proprio di quest’ultima c’è anche il metodo di registrazione: i quattro hanno scritto tutto il materiale di Yarn in una casa in campagna, registrandolo poi in presa diretta, come i vecchi dischi jazz. Del genere mancano gli assoli ciclici di tutti gli strumenti, ovviamente, ma non se ne sente la mancanza: il disco trova da solo una sua dimensione remota, lontana, sognante.

I titoli dei brani disegnano dei riferimenti culturali vari che non stridono tra di loro: da Murakami a Miles Davis a Nancy Sinatra a David Lynch (dice il retro del curatissimo booklet: “These little sketches were found inside a blue box, and they belong to different places in time.”). Se poi avete un qualche feticismo per le prime tracce il disco non potrà che piacervi: i Departure Ave. iniziano questo disco con Saudade: un clarinetto che ad un certo punto illumina un intreccio armonico e melodico già accattivante la rende difficile da dimenticare. Più canoniche sono le brillanti EverydayTokyo Blues e Endo, che respirano comunque dell’aria elegante dell’intero lavoro. Miles D. è un altro pezzo di punta, vuoi anche per la collaborazione di Raffaele Casarano al sassofono che dà quel tocco in più, e offre forse la chiave di lettura di tutto Yarn: un lavoro non perfettibile, che effettivamente ha quel tocco in più, completo in se stesso e impensabile diverso da ciò che è.

La stessa dimensione sognante e remota dei brani lascia però che qualcuno passi sottotraccia, offuscato ma senza alcuna infamia, che si perda qualcosa per strada. Immagino sia il rischio di suonare un disco con una media qualitativa alta: l’ascoltatore si adagia sul bello lasciando che solo l’ottimo possa scuotere. La nostra fortuna è che in Yarn l’ottimo non manca.

Tracce consigliate: Saudade, Miles D.