C’è chi sostiene che il punk sia morto, chi invece sostiene che il folk non esista più, e poi c’è Sean Reagan, che gestisce un negozio di dischi a New York. Una mattina si sveglia, beve il suo caffè corretto al bar dietro l’angolo e va a lavoro, con un pensiero in testa: “voglio fare un disco, ma ho voglia di essere libero nel farlo“. Allora si mette di buona lena a costruire all’interno del suo negozio uno studio di registrazione, carino, funzionale, magari non il massimo ma almeno lì si sente a casa. Pian piano inizia a prendere forma Love Will Prevail, terza fatica lo-fi di Cult Of Youth, probabilmente la più personale: scrive canzoni, le registra, chiama due amici per suonare batteria e violino, il resto “faccio tutto da solo“, dice. L’attitudine è tra le più punk, il suono si bilancia bene tra il neofolk, già ampiamente sentito nei precedenti lavori, e la darkwave, con chiari riferimenti ai Joy Division specialmente nella parte vocale, che sembra quasi copiata nella sua interezza dal defunto Ian Curtis.

Incredibile ma vero, Reagan riesce ad amalgamare tutto alla perfezione.
Man and Man’s Ruin dà l’inizio alle danze: si sentono cori femminili e strumenti a fiato ben calibrati nel crescendo continuo che caratterizza l’album intero in questa piccola miniatura di quello che ascolteremo nei trentuno minuti e cinquantanove secondi futuri. Un ottimo antipasto, sicuramente. I ritornelli di molte canzoni portano con loro un’anima pop inaspettata, di sicuro rimangono ben impressi nella mente così come rimane ben visibile l’alternanza tra cattiveria intrinseca e nostalgia critica con le quali l’album si sviluppa e si destreggia: Sean dimostra di essere un tipo veramente cazzuto con canzoni come Path of Total Freedom, ispirata dal punk di origine celtica e The Gateway; al contrario con pezzi come To Lay With The Wolves, It Took a Lifetime e New Old Ways si lascia trasportare da ricordi ormai andati.
Love Will Prevail è un’essenza multiforme, piena zeppa di citazioni e di rimandi ai bei tempi che furono, ma che allo stesso tempo sperimenta attraverso la fusione di generi apparentemente distanti tra loro.
“Never change the old ways, never change the new ways”.