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Avevamo lasciato Chris un po’ di tempo fa ad elaborare la separazione con Gwyneth, probabilmente circondato dagli altri tre in studio di registrazione che lo rincuoravano con calorose pacche sulle spalle.
Ghost Stories si è rivelato un lavoro buono, concepito sotto una veste più riflessiva ed inusuale che non ha intaccato il piacere all’ascolto ed il potenziale di alcuni pezzi, naturalmente escludendo A Sky Full Of Stars che… vabbè lasciamo perdere.
Vi ricordate la misteriosa, fantomatica “parte II” di Ghost Stories che tanto si vociferava dovesse uscire?
Bene, a quanto pare mi sa che era una presa in giro, o almeno c’è stato (ancora) un bel cambio di rotta come in qualche modo i Coldplay stessi avevano preannunciato. E già l’artwork fa venire una sincope, proprio così, prima ancora di incominciare.

A Head Full of Dreams è il settimo lavoro dei Coldplay, e mettiamo subito le cose in chiaro: non ci siamo, no.
Ok Chris, stai meglio a quanto pare, ci spiattelli un bel fiore della vita (copiando da band che non ti aspetteresti mai) su una copertina da denuncia facile con un sinistro presagio: saranno mica tornati nel mood di “happiness da orticaria” di quel mezzo disastro di Mylo Xyloto? Ecco, preso in pieno.
Questo abominio di colori delirante in copertina è infatti presagio di una evoluzione/involuzione di suono, che, spiace dirlo, si è plastificato a livelli infinitesimali. Il duo di produttori Stargate ha fatto un bel pasticcio che ricalca perfettamente quello descritto qua sopra visivamente: è tutto dannatamente compresso, confuso ed impersonale. Immaginate tutto quell’arcobaleno completamente sbiadito con arrangiamenti gioiosi e leggeri che risultano irrilevanti e totalmente anonimi.
Canzoni dal titolo Amazing Day, Fun, Kaleidoscope che vogliono annunciare il nuovo ruolo affidato ai Coldplay come il gruppo della spensieratezza, quelli che alla fine insegnano ai ragazzotti oramai cresciuti dai tempi di Parachutes che si possono provare emozioni intense e che siamo ancora pronti ad apprezzare il mondo nelle sue bellissime sfaccettature e bla bla bla.
Esatto, bla bla bla perchè i Coldplay funzionano malissimo in questo archetipo: potrebbero esserci dei pezzi validi, Chris è bravo a scrivere canzoni e questo è risaputo, ma in questa veste tutto passa inosservato, tutto potrebbe essere una hit del momento che si fa le sue 3 settimane in classifica e poi? Chi si è visto, si è visto.

Sembra che i ragazzi, alla fine, siano rimasti intrappolati nei loro OOOOOH-OOOOOH-OOOOOH che hanno generato con lo spartiacque di carriera Viva La Vida: si, quello che poi ha dato il via libera a tracce con 4 linee di testo e 22 di urla, con i cantanti che suonano con un timpano da percuotere a fianco; ci siamo intesi, no? Potete metterci il funky del primo imbarazzante singolo Adventure of a Lifetime, l’electro-pop, le ritmiche hip hop e r&b, Beyoncè che fa la corista (A CASO) su Hymn for the Weekend ed il discorso recitato da Obama (ulteriormente A CASO), ma questo mondo artefatto fatto di colori illusori non fa proprio per voi.
L’unico vero raggio di luce risponde al nome di Everglow, che non così casualmente rievoca le loro classiche ballate, quelle in cui gli arrangiamenti non erano cosi stratificati, in cui l’essenziale bastava eccome. Everglow è il classico pezzo che ci ricorda come i Coldplay ci sono ancora sommersi in questa iperproduzione, e questa nuova dimensione perseguita forse per obblighi di major o semplicemente per voglia di divertirsi non dà loro giustizia.
Ed il primo che arriva dicendo “Non potranno mai tornare a fare un altro Parachutes o A Rush Of Blood To The Head, bisogna evolversi” avrà di risposta una bella testata.

Evolvetevi quanto vi pare, ma non sfornate più una schifezza insignificante come A Head Full Of Dreams.

Tracce Consigliate: Everglow