CLAVDIO è il miglior anti-frontman d’Italia. Lo avevamo mezzo intuito con la sola uscita di Cuore, lo confermiamo ora con Togliatti Boulevard.

È itpop? certo, ma la penna di CLAVDIO non ha simili perché è davvero un animale strano. In Togliatti Boulevard c’è spazio per una poetica atipica, amara e molto comica. Per esempio: il succo di una storia ormai finita si condensa in una serie di souvenir, che culminano in quelle “fottute nacchere” che “mi parlano di te“”. Oppure, per dire, quelle mille lire per ogni sbaglio che avrebbero reso ricco Ligabue, in Togliatti Boulevard diventano “tutti quei pali d’oro presi alle tedesche“. La tedesca è un gioco di strada, o forse era – onestamente non so se ci giocano ancora. Il gusto era appunto, più che fare gol, prendere “paletti”, chiamati “d’oro”, perché diventavano “vite” per non mandarti in porta. Ecco, la comicità di CLAVDIO si concentra in un episodio del genere. Grande e grosso, goffo, oggi questo cantautore nel suo disco di esordio viene a reclamare quei paletti lì, rimpiange di non averli monetizzati, di non averli messi in banca.

Oppure, in Serpenti, con un ritmo più ansioso, CLAVDIO sonda un particolare bestiario. Un viaggio nel passato che è una fitta trama di ricordi; un surreale bosco popolato da serpenti e lepri impazzite, che impediscono di districarsi nella memoria. In effetti anche noi facciamo fatica a capire bene l’origine di CLAVDIO , il suo passato. Né giovane né vecchio, né bianco né nero, ma da dove è uscito fuori? Una domanda che non ha importanza, non bisogna trovare risposte; come non esistono risposte inerenti al Suriname che lui stesso si pone. Sempre lui ci ricorda che oggi tanti piani sono rovesciati a tal punto da raggiungere un collasso assoluto: come reagire a un cinese che ti dice “sei un glande“?

Togliatti Boulevard è un disco completamente comico. Fino in fondo, si sondano tutte le sfumature possibili con cui una risata può manifestarsi. E il fulcro del lavoro è proprio qui, nel fatto che questo bizzarro cantautore romano riesca da capo a piede a tenere su una vera commedia – senza scendere nemmeno un po’ da questo piano difficile da mantenere. Mai patetico, mai melenso, mai drammatico. Sempre comicamente fuori luogo.

Un altro punto notevole di Togliatti Boulevard è l’utilizzo del mezzo, dello strumentale: digitale e plastico nei pezzi in cui quel grado di comicità accennato poco sopra è più esposto. Si isola la chitarra, invece, quando il sorriso suscitato si fa più pensieroso. È il caso di Ricordi, singolo che aveva preannunciato questo lato di CLAVDIO. È il caso di Amazon (in rima con corazòn), penultima traccia dell’album con la quale l’autore riesce in un’impresa: non rendere banale un discorso sull’uomo in rapporto alla Silicon Valley. Infine è il caso di Le tue gambe, brano in cui macro e micro mondo vanno insieme “a puttane” – tutti, proprio tutti, sono quindi in fila alla Togliatti, la strada che dà titolo al disco.

Ed eccoci al nocciolo della questione.

La Togliatti è a Roma per antonomasia la strada delle prostitute. È ormai un modo di dire, una battuta sempreverde, quella di accostare il sesso a pagamento a questa strada.

Ma poi arriva CLAVDIO e via Palmiro Togliatti di Roma diventa invece la confortevole autostrada dalla quale passa tutto il suo album d’esordio. Non è più la stessa via adibita ad insulto, no, qua si nobilita, diventa addirittura boulevard  – che è omonimo di ‘strada’, ma il tocco esterofilo dà sempre quel nonsoché di chic; quello stesso concetto per cui se chiami clochard un senzatetto sembra quasi un complimento. E allora sì, come la Togliatti viene incoronata boulevard, allo stesso modo questo cantautore diventa il nostro anti-frontman preferito.

Quando tutti i “colleghi” intorno a lui, cantando il disagio, vogliono far piangere, CLAVDIO invece riesce a farci ridere. Gli è bastato scolorire giusto un po’ il cuore, da rosso a marrone.

Tracce consigliate: Cuore, Amazon, Tedesca, Le tue gambe