C’era una volta una famiglia, la famiglia Moore di Northampton, MA, composta da papà Thurston, mamma Kim e Coco, oggi diciottenne. Thurston e Kim erano colleghi, nei Sonic Youth; cantavano e suonavano insieme, facevano divertire, pogare ed innamorare tanta gente, erano innamorati l’uno dell’altra e sposati dal 1984. Poi, nell’ottobre 2011, quella che sembrava una favola senza fine è terminata tristemente con un divorzio, ponendo la parola fine molto probabilmente anche alla storia della loro band, che a detta degli stessi componenti si troverebbe ora in una fase di “indefinite hiatus”. Così i quattro eroi del noise-rock hanno sfruttato l’anno da poco passato per dedicarsi a progetti esterni alla band: Kim Gordon ha fondato i Body/Head con Bill Nace, Steve Shelley si è unito ai Disappears e Lee Ranaldo ha pubblicato un album solista, così come Thurston Moore, che in questo 2013 ha deciso di far debuttare la sua nuova band, chiamata Chelsea Light Moving in riferimento ad una compagnia di traslochi fondata da Philip Glass e Steve Reich da giovani (che dire, un plauso all’originalità, nda).

I musicisti coinvolti in questo progetto sono il chitarrista degli Hush Arbors Keith Wood, il batterista dei Sunburned Hand of the Man John Moloney e la bassista Samara Lubelski. 

Il primo disco omonimo, uscito per la ottima Matador Records, prosegue musicalmente il discorso lasciato in sospeso con l’ultimo (e non entusiasmante) album dei Sonic Youth, The Eternal del 2009. Rispetto a quest’ultimo però le sonorità sono molto più ruvide e vicine a quelle dissonanti degli anni d’oro della band, ed influenzate in certi aspetti da quelle del caro vecchio hardcore, in altri dal lo-fi rock dei Pavement; inoltre Thurston, che è il principale autore dei brani, sembra sicuramente più ispirato rispetto alle ultime prove con i suoi vecchi compagni, dimostrando di esser rimasto giovane non solo nell’aspetto fisico, ancora da nerd teen a dispetto dei suoi quasi cinquantacinque anni. Così stupisce la grazia con cui si alternano brevi pop-songs più o meno inquiete come l’opener Heavenmetal, la schizoide Lip o la spiazzante cover dei Germs Communist Eyes, e brani più lunghi e sperimentali come Alighted o Mohawk (più vicina ad atmosfere post-rock, con testo spoken word), oltre a canzoni più esplicitamente SY come la splendida Sleeping Where I Fall o Frank O’Hara Hit.

Nonostante i nuovi musicisti riescano comunque ad offrire buone prove, si sente particolarmente la mancanza della perfetta simbiosi chitarristica tra Moore e Lee Ranaldo, veri artefici del sound della band newyorkese; e anche se questo disco sta a rappresentare comunque un buon surrogato degli stessi Sonic Youth (pur presentando tratti originali e ben delineati), i fan continuano a sperare in una riappacificazione tra i due ex coniugi, ed in un loro ritorno sulle scene, in nome di quella gioventù sonica a cui appartengono ancora, nonostante l’avanzare dell’età.

Tracce consigliate: Groovy & Linda