tumblr_inline_nq0u6n3RD11recbfo_500Etichetta: Snowbeast Records
Anno: 2015

Simile a:
Labradford – Mi Media Naranja
Belong – Common Era
Tim Hecker – Ravedeath 1972

Nel silenzio delle nebbiose nottate dell’Oregon, circondato da una quiete profonda e con le narici piene del profumo di muschio umido, Cemeteries (Kyle J. Reigle) ha dato alla luce il proprio secondogenito Barrow. Questo lavoro si manifesta subito come l’incarnazione di un ambiente e di una sensibilità diverse, “altre”, se paragonate al primo album The Wilderness, passando da una retorica dal sapore urbano e notazioni cromatiche industriali, ad una prosa di stampo lineare eppur tormentata, simbolista nel suo vibrare con la voce della natura.

Procession ordisce il telaio di Kyle con fili appartententi ad un immaginario surreale, dove la voce del mare si carica di significati quasi ancestrali, trascinandoci dolcemente nell’imaginario di Reigle e donando all’album una sfumatura drone-ambient, al tutto si aggiungono delle tastiere quasi sci-fi che riportano alla mente immaginari e soundtrack firmati da David Lynch.
La prima traccia si mescola delicatamente alla seconda, Nightjar, nella quale il cantato sembra il sospiro lontano di un narratore a cavallo tra due mondi: tra il sogno e l’incubo, immaginari rappresentati da una melodia che discende lentamente in argentate note dissonanti. Luna (Moon of Claiming) è immateriale e nella sua incredibile leggerezza riesce ad aggiungere un intero spettro d’emozioni alla setosa texture dell’album. Qui regnano chitarre riverberate e voce sottolineate da ritmiche al basso e percussioni minimali. una calma apparente illuminata da note al piano, bagliori nel cielo, che come i fulmini con i tuoni vengono inseguiti da synth che esplodono in un crescendo sonoro che coglie di sorpresa come un temporale.
Cicada Howl è la traccia che rimanda, più di altre, a quell’immaginario cinematografico a tinte “surrealiste”, à la Araki, ma soprattutto (di nuovo) à la Lynch, grazie a quell’incedere lento e costante delle percussioni, riscaldate dalla tenera tristezza della voce di Kyle. L’immersione in questo cosmo vellutato è ormai completa quando l’ultimo brano Our False Fire on Shore termina lasciando l’ascoltatore nei suoi stessi tormenti, eppur consolato dalla malinconica placidità dell’esecuzione.

La delicatezza di Barrow è difficile da descrivere a parole: nostalgico, rilassante ed inquietante allo stesso tempo. Raccontato in un’immagine è un bagno fatto a mezzanotte con la luna piena che si riflette nell’acqua. Album perfetto per le serate di solitudine.

Traccia consigliata: Nightjar, Luna (Moon of Claiming)