I Calexico sono uno dei gruppi americani Alt-Rock più importanti degli ultimi 20 anni, una realtà totalmente unica che raffigura una terra di confine in maniera eclettica ed efficace, ma ho come la sensazione che la gente sembra curarsene poco.  Insomma da una parte sono contento che non siano divinità osannate dal mainstream in maniera nevrotica, ma è un vero peccato che in tanti non riescano ad accedere ad un gruppo che faccia apparire la definizione “crossover di generi” una bazzeccola, includendo nella loro musica: Alt-Rock/ Indie-Rock / Country/ Folk / Latin / Cumbia / Tex-Mex / Fusion / Post-Rock ed ecc. ecc.

Adesso tu caro lettore dimmi dove trovi  un gruppo che possa destreggiarsi in questo calderone sviluppando un loro stile personalissimo ed evitando di passare per un agglomerato di scemi che fanno il verso ai Mariachi. Non proprio facile eh? (che poi, se ne conosci, fammi sapere)

Mr. Joey Burns & Mr. Jon Convertino tornano con il loro nono lavoro, a distanza di tre anni da Algiers, album che segnava una piccola svolta verso un sound più easy listening della band dell’Arizona, senza però tradire i ben abituati ascoltatori regalandoci pezzi mai scontati, e di una qualità a tratti sorprendente (se non ti colpisce Hush, controlla se hai ancora un cuore).
Con Edge Of The Sun, immaginate i nostri ragazzacci di Tucson che, allontanadosi dalle loro terre aride  che hanno sempre adorato, girino tutti insieme la testa indietro e vengano colpiti da quel brivido istintivo che li porti a pensare: “No, aspetta, torniamo un secondo indietro, solo un attimo”.
I Calexico a quanto pare non riescono a resistere troppo a lungo lontano dal fascino oscuro del deserto e si riportano verso il confine, riproponendo la propria vena Noir (toh, guarda la copertina) sotto una nuova luce.
Bullets & Rockets è gia un ottimo esempio da prendere in considerazione. La seducente melodia costruita su un riff di chitarra suonato seduto sul ciglio di un canyon lascia sviluppare i soliti arrangiamenti a noi ben noti, tra la cupa voce di Burns e fiati e archi che imprezioscono tutto.
E poi slide guitar, fisarmoniche, intrecci fantastici di echi lontani: il solito caleidoscopico sound che cattura oramai da tempo.
Sono tante le sensazioni che ci riportano indietro al periodo di The Black Light, capolavoro assoluto della band nonchè album caposaldo degli anni ’90. Le tenebre slegate in World Undone, a mani basse uno dei pezzi migliori,  ci lasciano soli in mezzo al deserto, e vi assicuro che solo i Calexico possono riuscire a disegnare atmosfere cosi suggestive.
Durante il duello di confine, il Messico prevale in episodi come Coyoacan, strumentale dedicato alla città in cui è stato registrato il nuovo materiale, e la divertita Cumbia De Donde, in cui perdizione e libertà vengono raccontate su un ritmo latino irresistibile accompagnato dalla suadente voce femminile di Amparo Sanchez.
Visto che non stiamo parlando nè di The Black Light, nè tantomeno di Feast of Wire, è giusto sottolineare come a volte si senta sopraggiungere un po’ di mestiere, ed è forse questo ciò che penalizza Edge Of The Sun. Ciò però non compromette la piacevolezza dell’album, che riesce comunque a risultare fresco e a disegnare una nuova strada tra la vecchia e la nuova vita di Burns e Convertino, rappresentata perfettamente dall’opener/singolo Falling From The Sky e dalla stupenda ballata Miles From The Sea: dolce, onirica, raffinatamente pop. C’è da aggiungere altro?
L’ultimo lavoro dei Calexico è l’ennesima prova della gloriosa carriera di un gruppo che da 2 decenni ci regala musica di qualità costantemente alta. Edge Of The Sun può essere considerato come uno dei migliori album della loro storia recente, godibile anche dopo ripetuti ascolti.
Forse sarò stato un po’ di parte e sono troppo innamorato di una miriade di loro pezzi, ma dopo avere assistito alla magia che riescono a creare dal vivo, è dura non considerarli dei riferimenti del panorama musicale contemporaneo.
Continuate pure a fare su e giù dal deserto.

Tracce Consigliate: Cumbia De Donde, Miles From The Sea