Se dovessi dire Radiohead o The National voi a cosa pensereste? Beh magari a Thom lazy eye Yorke e a Matt Berninger presumo.
Beh si, niente di più azzeccato dato che sono senz’altro due personalità forti e due leader indubbiamente carismatici, dei quali ogni donzella che li abbia mai visti dal vivo si sia per un attimo innamorata.
Mi dispiace deludervi ma in questo articolo non si parlerà di loro, bensì di due figure “marginali” che si celano dietro queste band ma che, come vedremo in seguito, marginali non lo sono affatto.
Il primo assomiglia ad un modello di Calvin Klein, suona con la testa bassa ed è difficile da identificare data la lunga chioma che gli copre il volto per la maggior parte del tempo, Jonny Greenwood; il secondo è uno di quei tipi che se lo vedi per strada non gli daresti una lira e risponde al nome di Bryce Dessner.
Due chitarristi di due delle più apprezzate band degli ultimi (due LOL) anni, due compositori attivi, due cervelli immensi.
Tralasciamo volutamente i loro trascorsi e l’apporto creativo che hanno dato alle rispettive franchigie per concentrarci su Dessner, Greenwood e per potervi parlare di questo splendido St. Carolyn By The Sea.
Come ben saprete Jonny Greenwood nasce dalla musica classica, è stato compositore in house per la BBC Concert Orchestra di Londra fino al 2012, vanta collaborazioni di livello in ambito di produzione orchestrale e di colonne sonore ispirato principalmente da compositori minimalisti e di musica seriale (per citarne alcuni Steve Reich, György Ligeti e il suo guru Krzysztof Penderecki con il quale ha anche collaborato).
Bryce Dessner invece ha un unico precedente in materia e cioè Aheym, una serie di sue composizioni pubblicate dall’etichetta Anti- l’anno scorso e registrate in collaborazione con il Kronos Quartet.
Il disco in questione si divide in due parti, St. Carolyn By The Sea, Lachimae e Raphael sono di fatto le uniche composizioni inedite (per altro realizzate interamente da Dessner) che si possono apprezzare nell’intero lavoro, dato che il resto sono suite derivate da brani presenti nell’album There Will Be Blood che Greenwood ha composto come colonna sonora per il film Il Petroliere di Paul Thomas Anderson.
St. Carolin By The Sea è stata concepita come un concerto per due chitarre elettriche (la seconda affidata ad Aaron Dessner, fratello) nella quale fiati, archi e percussioni fanno da contorno prendendo il sopravvento nella parte centrale della composizione allo scopo di sottolineare il crescendo per poi tornare silenziosamente in disparte.
In Lachrimae emerge la capacità compositiva di Dessner a discapito della mera tecnica chitarristica: egli pesca infatti a piene mani dal più famoso Lachrimae di John Dowland, soprattutto per quanto riguarda l’approccio, e riserva più di tredici minuti solo ed esclusivamente ad archi che inizialmente armonizzano struggenti e poi si rincorrono quasi frettolosi.
Last but not least (anche perchè è stato il primo pezzo composto per quest’album) Raphael, commissionata da un’importante associazione culturale che ha sede a New York di nome The Kitchen che può vantare collaborazioni illustri proprio nell’ambito della musica contemporanea e minimalista come La Monte Young, Philip Glass, e il già citato Steve Reich ma anche con artisti quali David Byrne e Brian Eno.
In Raphael droni orchestrali, dissonanze, crescendo di fiati e archi alternati da vuoti di chitarre arpeggiate in stile Electric Counterpoint, fanno si che possa essere definita una composizione a tutti gli effetti minimalista nonostante sia molto variegata.

Magari possiamo avervi rincoglionito con tutti questi nomi strani, magari vi sentite i primi due minuti e poi ci mandate a cagare perchè a voi piace clubbare e quindi “non ci piallate le palle con la musica scacciafiga, sèntitela tu questa merda!”. Magari lo farete, un consiglio solo; smettete di drogarvi per un attimo che tanto alle serate techno la figa non c’è, prendetevi del tempo e sparatevi questo disco. Non credo che ve ne pentirete.

Tracce consigliate: St. Carolyn By The Sea, Raphael