San Fili, provincia di Cosenza, salotto di casa Brunori. Due uomini, seduti uno di fronte all’altro, poggiano sul tavolo i rispettivi occhiali da vista, versano nel bicchiere l’ennesimo amaro e cominciano a osservarsi con cura.

Come stai?” rompe il silenzio il Dario del 2009, capelli molto corti, baffi vistosi e una certa passione per i nananà. “A casa tutto bene”, risponde il Dario del 2017, barba folta, ricci spettinati e qualche “volume” discografico alle spalle.

Il tempo che il secondo Brunori si è preso per rispondere alla domanda del primo è esattamente quello che divide l’esordio del cantautore calabrese dall’ultimo lavoro appena pubblicato. 8 anni dopo quel Volume I, messa da parte per un momento l’inseparabile dose d’ironia e compiendo quella svolta musicale accennata ne Il cammino di Santiago in taxi, ciò che ora emerge è uno sguardo più cinico, a tratti amareggiato, ma che in fondo nasconde ancora un desiderio d’evasione più che di rassegnazione. Se L’uomo nero è l’alter ego amaro de Il mambo reazionario, sono Lamezia Milano e La vita liquida a rimarcare l’evoluzione sonora della Sas: una produzione molto curata, che guarda al di là dei confini nazionali e che segue la scia dell’Egomostro di Colapesce.

È però La verità, primo singolo estratto e brano d’apertura, a confermarci che ci troviamo di fronte al disco più ragionato e maturo di Brunori. Qui il Dario del 2009 trova il coraggio e le parole giuste per ricordarci e ricordare a se stesso che il dolore serve proprio come serve la felicità, lasciando intuire il fil rouge delle canzoni a venire: la paura. O la paura di affrontare le proprie paure.

A venirne fuori, allora, sono delle canzoni belle da restarci male, brani che oltre ai timori vogliono esorcizzare anche la superficialità, invocando la riflessione senza per questo risultare necessariamente pesanti. Di fatto, A casa tutto bene non suona mai davvero cupo, nonostante la poca leggerezza dei temi trattati. La realtà è una merda, ma non finisce qua, oggi salvo il mondo intero con un pugno di poesie ammette un Brunori non ancora completamente vinto del tutto dal cinismo, accompagnato per l’occasione da un coro di voci giovanissime.

A questo punto, il Dario con i baffi, quello dei nananà, si alza un momento ed esce fuori al balcone a prendere una boccata d’aria. Il secondo, quello con la barba, resta seduto a guardare il bicchiere ormai vuoto e di tanto in tanto lancia un’occhiata alla sua versione del 2009. Giocherella con gli occhiali sul tavolo, mentre si lascia ancora un po’ di tempo per pensare, poi prende il vinile di A casa tutto bene e lo mette sul piatto del giradischi.

È un disco di cui aveva bisogno – pensa tra sé e sé – e, a conti fatti, è un disco di cui avevamo tanto bisogno anche noi.

Tracce consigliate: La veritàLamezia Milano