Tutti i migliori modi per iniziare questa recensione riguardavano aneddoti già risaputi dai più (la scena di Pesaro, la chitarra in comune con i Be Forest, la partecipazione al SXSW 2013) e rispiegarli sarebbe stato superfluo, quando la prima cosa di cui si dovrebbe parlare subito dopo l’ascolto di Hard Times For Dreamers è la magia insita in questo album, a costo di andare a parafrasare uno dei pezzi forti dell’album stesso, A Magic, appunto. Una magia fatta di un contrasto di diverse emozioni semplificabili in una spensierata nostalgia, che rende la musica dei Brothers In Law allo stesso tempo sia allegra (e gasante, cazzo) che commovente, volendo usare parole semplici per esprimere sensazioni complesse.

Per chi aveva già sentito l’EP Gray Days e non li aveva visti live negli ultimi mesi, l’incipit dell’opening track Lose Control è volutamente spiazzante: synth e batteria elettronica. Poi subito dopo si torna ai Brothers In Law come si era abituati a conoscerli: chitarre con riverbero da surf e distorsione quando serve, linee di batteria dirette ed efficaci, voce potente e melodie magnetiche sempre al posto giusto contribuiscono a rendere il sound di questo debut album ben più maturo e sicuro rispetto agli EP degli esordi, mentre le incursioni dei sintetizzatori e le sporadiche comparse di loop di drum machine completano il panorama sonoro, diventando decisive in Go Ahead e 40 Hours.

Tornano sempre in mente gli 80s inglesi, quelli più belli, che non mancano di trasformarsi in shoegaze all’occorrenza. Tutte le chiare ispirazioni che possono venire in mente sono comunque dosate pacatamente, personalizzando il sound dei Brothers In Law e rendendolo attualissimo e assolutamente non stucchevole. Ne emerge anzi una sincera ispirazione, comprovata da quella serie di emozioni genuine che Hard Times For Dreamers regala.

Parlare di brani singoli è superfluo in un lavoro così coeso (e scorrevole, con la sua mezz’ora scarsa di durata), ma momenti come l’epico ritornello di A Magic, la salita sonica di Childhood e gli intrecci chitarristici di Leave Me (Shadow II) rimarranno bloccati nella testa e nel cuore per molto, molto tempo. Il talento pop dei Brothers In Law fa il resto e a inizio 2013 regala quello che già pare essere il miglior disco italiano dell’anno.

Tracce consigliate: A Magic, Childhood, Leave Me (Shadow II).