La tendenza alternativa dell’hip hop negli ultimi anni ha toccato punti di confine diametralmente opposti tra loro. Penso a Shabazz Palaces, Gonjasufi, Araab Muzik, Tyler The Creaton e tutti gli Oddfuture, per citarne alcuni. Nel disco dei Breton, Other People’s Problems, è possibile ascoltare un po’ tutte le caratteristiche di questi artisti: ritmi dub alla Shabazz, overdrive/gain sulla voce à la Gonjasufi, la violenza di Tyler e alcuni beat tosti alla Araab Muzik, giusto per fare qualche esempio. Ora ok, potreste pensare “bello schifo”. Sì, in realtà i mischioni non sono sempre così efficaci. Il punto è che il disco di Breton funziona alla grande. Oltre ad avere un bel tiro si ascolta bene e non risulta pesante, complici un po’ alcuni ritornelli easy listening piazzati qui è lì tra una virata tamarra e una qualche rima violenta. A volte sì, in alcune tracce sembra di ascoltare Gonjasufi, nonostante tutto per l’intera durata del disco ti accorgi della personalità della band che continua per tutti i 42 minuti a seguire una linea creativa abbastanza coerente. Il fatto che non nascano come collettivo hip hop ma come rock band è abbastanza curioso. Ovviamente è una cosa che scopri dopo, dal momento che ascoltando anche solo il singolo, terza traccia del disco, Edward The Confessor, ti immagini di avere a che fare con un qualche oscuro (in tutti i sensi) figuro figlio del ghetto. Il disco si ascolta. Speriamo che la FatCat ci abbia visto lungo.