Forse non ci facciamo caso troppo spesso, ma da quando l’electro era il top dei dj-set ne è passato di tempo. Gente che era ai dj-set bomba di Boys Noize ora porta già la figlioletta adolescente ai concerti di Luciano Ligabue. Giunto al terzo album Alexander Ridha ha fatto caso a questa cosa: si è reso conto che Boys Noize non può campare sulla sua fama, che i tempi sono cambiati, che le sue orribili magliette non le mette più nessuno, che ora è Skrillex il nuovo punto di riferimento (cristo santo, c’ha fatto pure due pezzi insieme). Magari che non ha capito un cazzo della scena elettronica attuale glielo spieghiamo un’altra volta, adesso credo sarebbe troppo pesante per lui.

Con il terzo album Out Of The Black (che, a distanza di tre anni dal precedente Power, è il suo primo album in un epoca in cui l’electro di stampo french è totalmente out) Ridha cerca quindi di stare al passo con i tempi, cercando di fondere la sua electrohouse con un po’ di quella roba che per comodità chiameremo “dubstep di merda”. Il tentativo fallisce. Laddove per caso riesce (Circus Full Of Clown con il featuring di GIZZLE su tutti) il risultato è comunque un brano vuoto e dimenticabile.

Qua e là qualche basso è droppato, certo, ma la protagonista incontrastata è ancora una volta l’electrohouse e sporadici tocchi di french touch rimangono ancora (featuring con Siriusmo, bitch please), dopo cinque anni, imprescindibili per Boys Noize, come se fosse una cosa genetica e irrinunciabile. Questo fa sorridere con tenerezza e chi ha vissuto bene quel periodo di merda in cui anche il monsignore ti diceva che i Justice erano meglio di Gesù non potrà fare a meno di ascoltare quest’album facendo headbanging due o tre volte. Sì perché Out Of The Black si lascia certamente ascoltare anche se, pur essendo ballabile, vorrei trovare proprio qualcuno disposto a ballare ‘sta roba nel 2k12. Qualcuno che non sia un burino del cazzo, magari.

È un album ok, nessuna traccia spicca sulle altre (tranne Reality e Merlin che hanno un tiro particolare) e nessuna traccia fa veramente schifo (tranne Missile che fa veramente schifo). Poi c’è Got It a chiudere il disco (e l’ospite d’eccezione è Snoop Dogg) e una traccia del genere è in grado di motivare l’intero album. Dico sul serio, Snoop Dogg mi è sempre stato in culo ma questo pezzo funziona veramente bene, anche e soprattutto nel ricupero di quelle sonorità “dubstep di merda” che sarebbero dovuto essere alla base del disco.

Tutto sommato sufficiente, ma Boys Noize dà la conferma di essere un produttore non riuscirà mai a svoltare, proprio com’era da aspettarsi.