No, è vero, per ascoltare certi dischi devi essere nel mood giusto. Inoltre certi tipi di dischi hanno anche rotto il cazzo. Ciò però non toglie che Heavy Flowers sia un bell’ascolto, sapete, Blaudzun mi ricorda un po’ i Villagers, con meno power e più folk, o Beirut con meno talento e voce poco caratteristica.

La lunghezza complessiva fa storcere il naso, non perchè sia particolarmente lungo (40 minuti circa) ma purtroppo quando sei tu, una chitarra, due spazzole e a volte una fisarmonica la monotonia è lì in agguato.
Non temete, Blaudzun supera anche questo paletto, il disco scorre e ci sono dei passaggi molto belli, tipo in Who Took The Wheel e in We Both Know.
Complessivamente è un lavoro rilevante nell’ambito della quotidianeità, non certo un disco da ricordare sulla lunga distanza, anche se devo dirlo, giù il cappello per Blaudzun, scrivere un bel disco folk nel 2k12 non è per niente immediato, tantomeno comune.
La valutazione in decimi confesso che a volte mette a disagio, perchè a volte sei fomentato e rischi di sparare voti a caso, oppure di contro puoi ascoltare il disco quando magari non è il suo momento e stroncarlo o svalutarlo con poco.
Heavy Flowers da parte mia ha avuto entrambi questi momenti, è un disco da ascoltare andando in bicicletta, magari in campagna, magari soli, magari senza troppi pensieri. E voi mi direte, dove cazzo vai in bicicletta in campagna con 30 centimetri di neve? Te lascia fare, la droga non si compra più in piazza.

Ah, ha una bella copertina.