Se volessimo calarci nella mente di un uomo come Paolo Brosio, vittima di allucinazioni mistiche e apparizioni costanti, il metodo più semplice che verrebbe in mente è essere sotto effetto di sostanze stupefacenti. Ma come voi saprete non tutte sono uguali e producono gli stessi effetti. Essendo già di suo Brosio preso bene dalla vita, al riparo quindi da bad trip, si può azzardare l’uso di acidi. Quando invece ci spostiamo nella mente del suo sosia dark di Manchester cioè Andy Stott c’è la necessità palese di passare e mettere alla prova la psiche con un’altra sostanza, una che ti getti nel buio più totale: l’eroina.

Time Away è la preparazione, lo scenario sonoro che aleggia nella mente di un consumatore di diacetilmorfina. Una fiamma nel buio della sua camera è usata per scaldare la sostanza che nel cucchiaino. Quelle bollicine provocano un sorriso nel volto dell’uomo che sa che sta per ritornare nel suo inferno ormai arredato e reso la sua casa. Le sirene del brano sostituiscono i battiti del cuore. Violence ha una cassa inizialmente nascosta che spinge la sostanza entrata in circolo per endovena , l’uomo cade a terra, il soffitto completamente bianco sta per diventare nero – clap your hands, clap your hands – il colpo al cervello ricevuto provoca una piacere in ogni singola infinitesimale parte del corpo. Sono bastati solo 3 minuti per gettarlo nel buio più profondo, i suoni diventano stridenti, ogni colpo della cassa lo getta più in basso. Who is talking? – la violenza dei primi minuti sta svanendo e lui sta riaprendo gli occhi, si ritrova in una vecchia zona industriale, tutto ha perso il suo colore e la sua luce, vede l’ombra delle donne che ha conosciuto dietro ogni angolo, le loro voci angeliche una volta raggiunte diventano spettrali (On Oath). Decide di entrare in uno dei vecchi stabilimenti, un’acciaieria, sente ancora i colpi dei lavoratori sul metalli, le loro forme sono ovviamente sfocate, non hanno un volto. Si accorgono della sua presenza, si fermano solo per qualche istante – l’industria non può fermarsi – (Science and Industry) e riprendono a lavorare a ritmo accelerato come per recuperare quei pochi secondi persi, su di una trave un uomo in giacca e cravatta e una maschera da toro batte con la sua mazza sulla balaustra dando il tempo ai lavoratori.

Stanno per colare il metallo fuso e il calore e la luce sprigionata occludono la vista all’uomo, che si trova ora in una realtà anestetizzata (No Surrender) che dopo un paio di minuti porta al colpo di coda della sostanza. How It Was sveglia il corpo e lo porta di fronte a un immensa piscina: in un mondo in bianco e nero l’acqua contenuta ha il colore delle tenebre, cade e si trova sommerso senza vedere il fondo, a bracciate violente cerca di tornare su, le distorte sonorità si mischiano a un sample vocale. L’aggressività hip hop di Damage rievoca dal cassetto nascosto della sua mente i danni provocati dalla sua scelta di vita: i genitori delusi, gli amici persi o che non ha mai avuto intorno a sé realmente, l’ incapacità di vedersi a vivere coscientemente una vita uguale a quella di milioni di altre persone, la mancanza di coraggio nel mettere fine a tutto questo preferendo “morire 3 volte a settimana”.

Ora l’effetto sta svanendo più velocemente, ancora non completamente ripresosi (Faith In Strangers) scende in strada e lui che si è sempre fidato delle persone torna dal suo spacciamorte, con un ronzio elettronico in testa e spasmi muscolari e le soliti voci femminili nella testa compra un altro biglietto per l’inferno (Missing). In queste parole non vediate la celebrazione dell’eroina o del nuovo album di Andy Stott, in entrambi i difetti ci sono (molti più nella prima). L’album di Andy Stott pecca della scultorea precisione che gli consentì di incidere ,nel marmo di Luxury Problems, brani indimenticabili e da brividi.

Qui in Faith In Strangers episodi sopra la media ci sono eccome (Violence, Damage, Faith In Strangers su tutti) e altri brani validi (On Oath), ma i più diluiti come Time Away (esempio migliore) fanno perdere forza al lavoro complessivo pur essendo incastonati senza sbavature nell’atmosfera del disco. Non è un passo avanti dopo Luxury Problems né uno indietro.
Andy Stott, dopo le sonorità meno pulite dell’esperimento Millie & Andrea, si è ritrovato della polvere residua che impedisce la pulizia sonora a cui eravamo abituati. Andy Stott ha fatto quindi un passo di lato, mettiamola così.

Tracce consigliate: Violence, Faith In Strangers