An Awesome Wave. Un’onda impressionante, maestosa, uno tsunami. L’album di debutto degli Alt-J ha il titolo che merita. Proprio come uno tsunami arriva all’improvviso, ma a differenza di quest’ultimo viene a portare cose belle, ed emozioni.
Gli Alt-J sono un quartetto di Leeds, ed il loro nome, che comprende anche un bel triangolo così ∆ come piace a noi è dovuto proprio alla combo alt-j sulla tastiera dei Mac di Leeds, che tira fuori il credo di ogni hipster, così, nero su bianco. Fatto sta che anche il mio Mac produce tanti triangoli, solo che la combinazione giusta qui è alt+h.
In questo mare di generi e sotto-generi e posizioni del kamasutra, il folk-step è quello loro, doc e col copyright pure. È difficile però racchiudere la loro musica in quelle due parole, così come sarebbe inutile trovare somiglianze con altre band, o influenze a caso.

L’onda degli Alt-J porta con sè una manciata di cose belle, di idee, c’è tanta originalità e ricerca della perfezione. Un debutto così imponente non lo sentivo dal primo XX, il disco è maturo e completo, e tutto sembra tranne che un debut album.
Intro apriva xx e un’altra Intro è qui ad aprire An Awesome Wave, un antipasto melodico con chitarra post-rock ed un basso che, grasso e sgranato, dà l’atmosfera ideale ed un pizzico di oscurità. Eccoci la prima Interlude, la prima delle tre, che son messe lì a dare coerenza al mood che scorre nell’album. Subito Tessellate e Breezeblocks, la prima elegante, calda, e la seconda che ci porta al primo picco: si parla d’amore, grintosa ma a tratti conturbante, ansiosa.
Seconda Interlude e poi Something Good, con percussioni iniziali, pianoforte, una cascata di morbidezza. Dissolve Me e Matilda, altri picchi, due tracce magnifiche, sei a metà album e le emozioni già ti pervadono e ti condizionano. MS è un’altro capolavoro, dolcezza e di nuovo chitarre post-rock e belle linee vocali e tutto ciò che ci vuole per riempire il cuore e le orecchie di ciò di cui hanno davvero bisogno. Tra Fitzpleasure e Bloodflood c’è la terza Interlude, che separa queste due tracce di diverso umore: la prima audace, con tratti dubstep che culminano in passi post-rock per poi tornare protagonisti; la seconda più celata.
Chiude l’album Taro, ritmi lenti e afro, urla fanciullesche ed improvvise, ti trascina con sè e come un vortice ti risucchia in modo magico, come tutto l’album aveva saputo fare.

Tredici tracce che di un ascolto non saprai cosa fartene. È un album che va scelto come colonna sonora per una vita migliore.
Gli Alt-J dopo aver accennato qualcosa escono fuori con An Awesome Wave, e non c’era modo migliore per uscire definitivamente allo scoperto. Il tutto mi ha lasciato a bocca aperta, è la sorpresa più bella del 2012, è presto per definirlo album dell’anno, ma siamo lì insomma.
Ci vorrebbero cose del genere più spesso. È un compagno adatto per tutti e 365 i giorni dell’anno, poco pretenzioso e per tutti gli umori, originale e rinfrancante.
È il caso di dirlo, An Awesome Wave.