Adam Green & Binki Shapiro fanno un disco pop e ti portano indietro nel tempo: i film in bianco e nero, gli amori di una lei con gli occhialoni e i capelli cotonati e di un lui che fuma una sigaretta in un completo elegante, lei lo guarda e sospira, gli stampa un bacio fugace e scappa urlando “tanto non mi prendi” ma poi lui la afferra e si rotolano insieme abbracciati in un prato, ridacchiando, felici. Due giorni dopo si lasciano.
Adam e Binki ufficialmente non sono fidanzati, ma in copertina lui la tiene sulle spalle e lei maschera un sorrisetto; dall’ascolto poi traspaiono una sintonia e un’intimità tale che mi piace pensarli melensi come due quindicenni all’inizio di una storia d’amore, sperando per loro non finisca come quelle di cui cantano.
Adam e Binki sogghignano e rispondono “ma no dai” a chi dice loro che ricordano Lee Hazlewood e Nancy Sinatra, sapendo ovviamente che quella è la realtà.
Ad entrambi piace trascorrere le giornate guardando film della Nouvelle Vague e mettendo sul giradischi i vinili del pop anni 60, e dato che sono musicisti entrambi decidono di farne uno tutto loro, un disco omonimo che racconti qualcosa a chi ha voglia di ascoltarli.

Dieci tracce di cui solo due raggiungono i tre giri d’orologio, racconti di cuori spezzati, d’amori mai veri e quasi mai felici che si snodano in un’atmosfera dolceamara, malinconica, talvolta black.
Riverbero e lofi cadono sul chamber-pop come la granella di nocciole sul gelato al cioccolato, protagonista assoluta la voce profonda di Binki, solo saltuariamente accompagnata dal baritono di Adam; negli scheletri melodici si trovano arpeggi acustici, organetti, chitarra elettrica, batteria che scandisce il tempo col rullante mentre una linea di basso ti culla e ti fa danzare, meglio se abbracciati alla persona a cui hai giurato amore eterno, sapendo di mentire.
Questa semplicità e questa (finta) sincerità sono arricchite da molteplici accorgimenti, i quali fanno sì che il disco risulti piacevole e mai banale: ecco un piccolo assolo elettrico in Casanova, archi e poche note di sintetizzatore in Don’t Ask For More; il cantato di Adam che assieme agli astrumenti tutti sostiene la voce di Binki nel bel ritornello di Here I Am; piccola parentesi elettricficata e movimentata nel duetto I Never Found Out, rintocchi di campane in If You Want Me To, un flauto traverso in Pleasantries, ottoni in Just To Make Me Feel Good, xilofoni un po’ qui un po’ lì; atmosfere far-west in Nighttime Stopped Bleeding e What’s The Reward (quest’ultima risulta la nota dolente del disco con i suoi complessi cambi di ritmo che appaiono spesso forzati).

Adam e Binki fanno un disco pop senza nessuna pretesa, non esigono che tu vada a cercare appositamente le loro canzoni nell’iPod per ascoltarle, ma se la riproduzione casuale vi porta lì vi sfido a mandare avanti.
Adam e Binki vogliono semplicemente condividere con il mondo qualche triste storia d’amore sentita o vista chissà dove e se tu gli doni 30 minuti della tua vita allora ti ringraziano e ne gioiscono, e se poi gli dici che ti piace quello che stai ascoltando ti abbracciano sorridenti e ti offrono una birra.

Tracce consigliate: Here I Am, I Never Found Out.