i day

 

L’avrete capito dal titolo: quest’anno non ci sarà nessun I-Day Festival. È davvero con grande, grandissimo rammarico, che vi annunciamo tale notizia, pubblicata pochi giorni fa sul Corriere della Sera.
Il Festival di musica Indipendente (in senso lato, se non latissimo) più famoso d’Italia – e nel contempo, presumibilmente, il più brutto –  non vedrà alcuna edizione in questo 2013, evitandoci dunque di assistere a singolari quanto pittoresche scene ritraenti migliaia di preadolesceti/adolescenti/personeacuipiacegettareiproprisoldi in fila per vedere la propria band preferita (in genere una band di merda tipo Offspring o Green Day). Talvolta, è possibile adocchiare esponenti delle prime due categorie accompagnati da genitori, ma questa è un’altra storia, affascinante ma inutile in questo momento.

Stando a quanto riporta la nostra fonte – il Corriere della Sera – che ha intervistato Lele Roveri, direttore artistico dell’Estragon Club, storica location dell’evento, l’annullamento di quest’edizione dell’I-Day, «Non è certo per mancanza di budget ma piuttosto perché al momento non c’è un nome in tour a settembre che possa riempire l’area deputata al festival». 
Insomma, mentre negli anni precedenti c’era robaccia tipo Green Day (grandissimi esponenti del vero punk), The Kooks (grandissimi esponenti del vero indie rock), Blink 182 (altri grandissimi esponenti del vero punk) o Subsonica (grandissimi esponenti della musica brutta made in italy), quest’anno, strano ma vero, nessuno è disponibile. Un vero peccato.

In effetti, se dobbiamo essere onesti, l’Arena Parco Nord ha visto in passato la partecipazione di numerose band di ottimo livello: si pensi agli Arcade Fire, ai Modest Mouse, ai Fanfarlo, ai QOTSA, Nine Inch Nails e anche gente che spacca i culi tipo Rancid o NOFX. Il problema però è che, mentre per il resto del mondo vale la regola – metaforica – secondo cui “più il vino invecchia, più diventa buono”, per l’I-Day Festival vale l’esatto contrario, ossia ”più il vino invecchia, più diventa una merda”. In poche parole, mentre le prime edizioni in un modo o nell’altro mantenevano un buon livello e lasciavano trapelare una certa ponderatezza all’interno dell’organizzazione, gli ultimi cinque anni del festival – esclusion fatta per il 2 settembre 2010, che in effetti non capisco cosa ci faccia lì in mezzo – sono stati un vero e proprio disastro, un abominio, un terribile scherzo di chissà quale mente malata, come se fossero stati organizzati da qualcuno con serie difficoltà d’espressione o di comprensione, qualcuno tipo Luca Giurato in doposbronza (nessuna offesa per entrambi, eh). Già il solo fatto di mettere su uno stesso palco Deep Purple e Kasabian (inutile dire quanto questi ultimi abbiano rotto il cazzo in Italia) dovrebbe far riflettere su quanto ogni cosa riguardante l’I-Day sia sbagliata.

Dunque ben venga l’annullamento dell’edizione 2013. E ben venga anche l’annullamento delle successive 10 edizioni. O meglio, se proprio dobbiamo fare ‘sto benedetto I-Day Festival, perché non facciamo qualcosa di più carino? Perché non chiamiamo qualche band con i controcoglioni? E poi, dai, che stracazzo è questa storia del ”Non ci sono band in grado di riempire l’area deputata al festival“? Non venitemi a dire che non avete i $oldi necessari per chiamare qualche big-name come headliner del festival.
È proprio in questi momenti che mi rendo conto di quanto siamo fortunati qui in Italia ad avere festival come l’Ypsigrock, una piccola grande realtà dietro alla quale c’è gente che lavora per puro amore verso la musica. Gente che lavora perché lo fa con piacerere, perché crede in ciò che fa e perché, dopotutto, tenta di migliorare una situazione oggettivamente imbarazzante rispetto al resto dell’Europa. E sì, cazzo, “magari se ci entra qualcosa in tasca, male non fa”. Di certo non lavora per “riempire l’area deputata ai festival”.

Come potete notare, è sempre la vil pecunia a fare la differenza.