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“Il futuro del rock’n’roll è Justin Bieber”, garantisce Iggy Pop, quello che faceva garage rock con gli Stooges, e che a fine anni ’70 era tra i pionieri del punk nella scena newyorkese del CBGB’S coi Ramones e Patti Smith, e poi tra gli anticipatori dell’elettronica in ambito berlinese con David Bowie.

Mai campagna di Amnesty International contro la tortura fu più efficace di questa. Eh sì, perché a spiegare la dichiarazione che campeggia sotto il volto tumefatto di Iggy è una didascalia che contiene il messaggio chiave Tortura un uomo e lui ti dirà qualunque cosa – Oltre ad essere disumana, la tortura è inefficace. Ed ecco che Iggy Pop – che in Lust for life cantava “basta torturami le cervella!” – si fa promotore, con la giusta dose di ironia e disincanto, della protesta contro le confessioni estorte sotto tortura.

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Il duro attacco dello spot belga di Amnesty International utilizza anche il volto di altri personaggi – un Dalai Lama assolutamente consumista e un Karl Lagerfield che professa l’eleganza della camicia hawaiana con infradito – che catalizzano con stravaganza l’attenzione di un pubblico vastissimo su questa tragica realtà.

STOP BEATING MY BRAINS.