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Oggi non scriverò come un recensore, non scriverò una news stramba o un commento su quanto sia una merda un disco. Oggi parlerò in prima persona. Perché è necessario, perché è importante.

Il 14 luglio a Cascina (PI) andrà in scena l’Hardcore Benefit Helpfest. Sostanzialmente 7 gruppi che suonano, una cucina, del merch: il ricavato andrà ad aiutare Rita, affetta da SLA.

Suonerò anche io, con il mio gruppo screamo, insieme alle altre 6 restanti band, rigorosamente provenienti da generi differenti. Ci conosciamo praticamente tutti, e ci troviamo quasi quotidianamente. La totalità delle conversazioni ovviamente verte sulla musica. Su quella musica. Così, qualche giorno fa Allo dei Wanderlust, (ma anche cantante degli YESISWEAR, lo stronzo suona due volte nella stessa sera) mi fa: “C’è da suonare ad un festival, Sam dei Versions vuole mettere su dei soldi per aiutare Rita”. “C’è da suonare per aiutare qualcuno?”. “Bello eh?!”. Ecco io non so se tu che stai leggendo in questo momento suoni un qualsiasi strumento, in un qualsiasi gruppo, ma se tu suoni in un gruppo x-punk, (sostituisci X con una qualsiasi degenerazione del tupa-tupa) sai benissimo di cosa parlo. Sai benissimo cosa significhi sudare insieme a un centinaio di persone davanti a un palco, nota bene, non sotto. Davanti. Sai benissimo quale sia la sensazione di suonare in quei contesti, di quanto sia importante quella musica. Quanto sia importante entrare in un centro sociale marcissimo, ma trovare lo stesso una cassa spia, o un tizio con una cresta e la barba lunga mezzo metro che ti dà da mangiare prima del live.

Ecco, io nel mio piccolissimo lo so cosa vuol dire e so quanto sia bello farlo dopo una settimana da operaio di merda. Da operaio di merda a “guarda, il chitarrista de LAGUERRA è ubriachissimo, va fuori tempo, ma la chitarra di Panda è la fine del mondo”. Da operaio di merda a eroe per un quarto d’ora dei propri bisogni, dei propri rancori, urlati in un microfono. Da operaio di merda a persona che si sta sbattendo per qualcuno, senza sapere minimamente chi sia, solo per la volontà di poter far qualcosa insieme a delle persone alle quali vuol bene.

L’hardcore non te lo posso spiegare musicalmente, è troppo difficile. Magari perché neanche lo so. In questo momento però l’hardcore è esattamente questo. Non è celarsi dietro un’identità comune per poter fuggire da se stessi per un’oretta. Non è spaccare le cose, urlare violenze in un microfono o alzare il volume a tutto. E’ fare della musica che è amore. Amore per la rabbia che si prova, per lo schifo, il disgusto, ma anche per la compassione verso una disgraziata che potrebbe lasciare quattro figli col culo per terra. Così riparte la rabbia e alzi il volume, così urli in un microfono e tutto ha un senso.

Qua trovate le informazioni del festival. Se siete toscani venite, vi abbraccerò uno per uno. Se non lo siete, siate eco di questa iniziativa. Per noi coglioni è incredibilmente importante. Grazie.