Ian-Curtis

So this is permanence: Ian Curtis, Joy Division lyrics and notebooks è il libro che il 16 ottobre uscirà in Gran Bretagna, in cui sono raccolti testi e manoscritti personali di uno degli artisti più influenti ed enigmatici che abbiano segnato la storia della musica di fine anni 70, Ian Curtis, frontman dei Joy Division morto suicida, a 23 anni, il 18 maggio dell’80.

Il libro, curato da Jon Savage, racconta del cantante e la sua depressione, la malattia, la paura del palcoscenico e si apre con una prefazione della vedova di Ian, Deborah Curtis, nella quale ci racconta alcuni retroscena riguardanti la sua storia d’amore e di come questa fosse cambiata quando a Ian Curtis fu diagnosticata l’epilessia.

“he became resentful at home as if broaching the subject of his illness aloud made it more real”, racconta.

Aggiunge poi di essersi sentita “Angry, humiliated” quando Rob Gretton – manager dei Joy Division – le disse che Love Will Tear Us Apart, uno dei più celebri, struggenti, e commoventi brani del gruppo, e della storia, raccontasse di lei, di un matrimonio quasi in pezzi e di un grande amore ormai finito anche a causa di una relazione extraconiugale di lui.

“I scoured his manuscripts looking for evidence that it wasn’t so. (…) The burden of finding a way to displace what was happening in his life must have twisted him to the core”.

Oltre alla sofferenza, però, Deborah, in queste pagine aggiunge anche alcuni aneddoti divertenti per ricordare suo marito, ad esempio, come fosse conciato la prima volta che lo incontrò:

 

“was wearing eye makeup, tight jeans and a fun fur jacket”.

 

Pensiamo che questo sia un buon momento per riascoltare Love Will Tear Us Apart che, ogni anno, segna generazioni di amori postadolescenziali.

Però, la prossima volta che decidete di tatuarvelo sull’avambraccio, pensate a Deborah Curtis che muore un po’ dentro.