Italia paese di pizza, mafia e mandolino. Ma soprattutto di mafia. Mafie, meglio, molte delle quali legalizzate. L’esempio più lampante di delinquenza legale è quello della SIAE, nome che fa inorridire orde di musicisti al solo ascolto. Facciamo un quadro della situazione, cos’è la SIAE? Acronimo di Società Italiana degli Autori ed Editori, sostanzialmente è quella società (che vanta il monopolio nazionale sul suo servizio) la quale ogni volta che rutti in un microfono e registri quello che viene fuori, se vuoi far sentire il tuo talento alla mamma, mette le mani sul supporto e lo approva. Ah! Bello!

No calma, bello il cazzo. A parte i tempi biblici della procedura, la SIAE vuole i soldi. Tanti soldi. E tu dici, per un solo rutto? Sì, amico mio, la SIAE vuole il suo simbolo sul tuo rutto, no meglio, ti impone di mettere il suo simbolo sul tuo rutto (solo se vuoi farlo uscire di casa eh, se lo tieni nel cassetto del comodino non succede niente) e poi OVVIAMENTE, a servizio offerto, pretende i soldi.

Ora non so se siete troppo hip per seguire le disavventure politiche del nostro paese però in questi giorni si discute una nuova manovra in merito alle liberalizzazioni e come si può leggere da Repubblica:

L’attività di amministrazione e intermediazione dei diritti connessi al diritto d’autore di cui alla legge 22 aprile 1941, n.633, in qualunque forma attuata, è libera.

Ora questa è un’indiscrezione, non è legge e per giunta riguarda SCF/ ovvero nuovo IMAIE: per dirla in parole povere i diritti CONNESSI ai diritti d’autore.
Ovvio che sempre di liberalizzazione si tratta e schifo schifo non ci fa. Intanto sogniamo il giorno in cui le mura del cancro SIAE vengano abbattute, l’unica società monopolista che ha un debito esagerato nei confronti dei loro contribuenti.

Io nel frattempo continuo a registrare rutti.