L’altro giorno vi parlavamo dei Q Awards e non ci saremmo tornati (beh, personalmente un post su Jarvis Cocker lo avrei fatto) se il nostro (ok, mio) amato Brandon Flowers non ci avesse regalato uno spunto su cui riflettere e impiegare questo pomeriggio assolato di fine ottobre. Ora, cosa avrà avuto da dirci il Brando – you know, gli amici lo chiamano così – oltre al fatto che sta invecchiando inesorabilmente (vedi spruzzate di grigio sulle tempie e una sorriso che lo rende sempre più simile a Barack Obama)? Conoscendolo (e trattandosi di un’intervista) direi poco e nulla, ma siccome – nonostante gli anni, il politically correct e il mormonismo – non ha ancora perso l’abitudine di farsi scappare delle grandi verità da quella bocca, il frontman dei Killers si è lasciato andare ad una riflessione sull’ultimo album Battle Born (qui la recensione, chi non l’ha letta si veste male).

Con le sue parole:

It’s proving to be difficult, because I want to sing all the new songs but we’ve got to find a place for them and how they fit in with old songs, but it’s all working out real well right now

Chi ha visto i Killers live almeno una volta – io non dirò quante volte li ho visti, sennò mi cacciano all’istante da Deer Waves – sa che un loro concerto è un mix perfetto dei grandi successi della band, intervallati (se siete fortunati) da qualcuna delle cover meglio riuscite: non c’è un momento in cui ti annoi, torni ad avere 16 anni e a sentirti il più figo di tutti perché sai tutte le parole di Smile like you mean it o azzecchi i cori di Bling e non ce n’è per nessuno, anche quando a 26 anni hai l’iPod pieno di noiosissima roba folk o electro dell’ultima ora.

Detto ciò, se ai quattro di Las Vegas era riuscito di mettere insieme una setlist più che dignitosa per il Day & Age tour – Human e Spaceman sparate all’inizio, This Is Your Life, I Can’t Stay con reprise di sax e ahimè l’orrenda The World We Live In – per Battle Born l’impresa sembra ben più difficile, considerando:

A)    la minaccia: I want to sing ALL the new songs. Seriously, Brando? Il bello dei Killers è che ti spompano per un’ora e un quarto e poi se ne vanno senza salutare

B)    le canzoni di Battle Born: che in media – esclusa la triade The Rising Tide, A Matter Of Time e Flesh And Bones – durano cinque minuti abbondanti l’una, sono tristerrime e rischiano di sfrangiarti le balle alla seconda strofa. E potresti non farcela ad arrivare a Jenny Was A Friend Of Mine

C)    il nuovo modo di cantare di Brandon: ovvero, quando l’azzecca, tutto bene. Ma quando non l’azzecca, vorresti scappare a nasconderti in un angolino buio e piangere e dire cazzo sono cresciuto non ho più sedici anni w il folk.

Se siete arrivati fino a qui, beh, dite la vostra sennò ciao, è stato bello.