Abbiamo aspettato questo momento come una sedicenne instagram-dipendente aspetta l’apertura del primo Starbucks in Italia, ora che il momento è finalmente arrivato abbiamo scoperto che Starbucks non serve il frappuccino al caramello che tanto ci piace.
Quando vi abbiamo parlato di questa prima Boiler Room italiana, eravamo sinceramente eccitati, incuriositi e molto ottimisti.
Aspettavamo trepidanti l’annuncio dei guest. Annuncio che ci ha, sinceramente, un po’ spiazzati, sicuramente delusi.
Ecco infatti i quattro nomi annunciati per l’evento in questione, che vi ricordiamo avrà luogo l’11 giugno:
- DJ Harvey
- Midland
- Young Marco
- Suzanne Kraft
Forse la stiamo facendo più tragica del dovuto, direte voi. Forse sì, ma, ad essere sinceri, per quanto DJ Harvey possa essere un’istituzione della disco – e oserei dire anche una scelta sicura su cui puntare per soddisfare un po’ tutti i palati -, ci aspettavamo un inizio con i fuochi d’artificio, un qualcosa di fresco, frizzante, stuzzicante, un qualcosa di…italiano?
Sappiamo bene che è (quasi) tutto in mano agli sponsor, che in quanto tali hanno scopi precisi, e che non sono coinvolti promoter italiani (girano voci su Boiler Room saltate in passato proprio a causa di italiani truffaldini), ma, dopo aver fatto finalmente il passo più importante e portato qui la Boiler, avremmo preferito qualcosa di diverso.
E invece niente local showcase – come invece accade molto molto spesso -, solo nomi esteri (di alcuni abbiamo appena ribadito la qualità conclamata) e il piatto è servito.
Non vogliamo montare una polemica sterile e definirlo un evento gestito male, solo sottolineare la possibilità che si tratti di un’occasione sprecata. E non ci sembra un atteggiamento utile quello di accettare tutto a prescindere solo perché è la Boiler Room.
Ma non disperiamo. Godiamoci questa serata sperando in un ritorno più convincente, siamo sempre disposti a perdonare.
Nel frattempo provate a vincere l’ingresso e consolatevi, schiacciate play.