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Correva il lontano 2012 quando i Band Of Horses pubblicarono il loro ultimo album, Mirage Rock, per la Columbia Records.

Quasi 4 anni in cui questo gruppo di cavalli, a parte un album dal vivo acustico, sembrava essersi preso una bella vacanza dalla scena. Nel 2013 il cantante e leader carismatico del gruppo si era imbarcato nel suo primo tour solista, poi si è dato alla macchia fino all’anno scorso quando è tornato a farsi sentire insieme a Sam Beam (Iron & Wine) con un album di cover (Cantami in bocca) seguito da un breve tour.

E, dopo tutto questo dolce far niente, finalmente è giunto il momento di un nuovo album dei BOH, che vedrà la luce a giugno.

Why Are You Ok, il loro quinto album in studio, ci viene presentato così:

In una recente intervista al magazine Entertainment Weekly, Ben Bridwell ha parlato del nuovo album e di quello che ha fatto in questi ultimi anni. La prima cosa che aveva giustamente a cuore far sapere era che, sostanzialmente, ha ficcato di brutto con la compagna che, rimasta gravida, ha figliato a profusione:

“I had more babies. I finally built a house for all those babies to live in. Some of that stuff just takes a long time. I was really settling into middle age.”

Proseguendo nel racconto, quel barbone di Ben spiega le differenze del processo creativo di questo nuovo album rispetto ai precedenti:

“I’ve never really had the confidence of jamming with people. I didn’t have the opportunity, like I used to, to kind of squirrel away in some cabin or a beach house. I just put up some soundproofing — tried to keep the moisture out and the sound waves in. It’s nothing special by any means, but it was a nice place to be able to complain loudly with minimal influence of ears listening to me.”

Ha dovuto adattare il lavoro alla vita famigliare, conciliando il tempo in studio con quello speso insieme alla prole:

“I work all night and then take them to school in the morning.”

Il titolo dell’album, Why Are You Ok, prende il nome da un’email che il figlio di tre anni scrisse alla maestra del fratello maggiore:

“I just thought it was the most hilarious thing to ask or say”

Dopo aver lavorato ad alcuni demo a casa, Ben ha pensato bene di reclutare Jason Lytle dei Grandaddy in veste di produttore, alternando registrazioni tra Stinston Beach (California) e Woodstock. Non mancano, ovviamente, le classiche lodi al produttore:

“I really felt like [Lytle] could help get y songs to where their potential seemed to be blooming.”

Raggiunto telefonicamente nel bel mezzo del South by Southwest, Ben sarà stato probabilmente alla dodicesima lager quando ha parlato delle influenze musicali di questo nuovo disco: la canzone Coyote My Little Brother di Peter La Farge, la reunion degli Outkast del 2014 e Kendrick Lamar.

In un’altra recente intervista, ha anche raccontato di come, dal 2004, il gruppo ha costantemente superato le proprie aspettative, e non pensano minimamente di fermarsi, perché l’alternativa sarebbe flipping eggs for a living:

“It’s been a constant exceeding of expectations since 2004 and it just continues. Never any damn doubt.  The other side would be going back to something like flipping eggs for a living.”

Se le influenze citate hanno lasciato basiti anche voi, non preoccupatevi, perché si tratta comunque di un gruppo che è stato capace di regalarci perle come questa: