Non avevo ancora assistito ad un live dei Sorrowland (o Sxrrxwland o Giovanni, Jack e Gino, per sicurezza) ma l’ascolto del loro EP, Buone Maniere Per Giovani Predatori, uscito per Asian Fake, aveva già alzato di molto le mie aspettative. Sono andata al Locomotiv Club di Bologna per una delle prime date del loro tour e non sono rimasta delusa. L’armonia umana e professionale del collettivo ci ha regalato una performance completa, vissuta e carica. L’energia di uno dei migliori frontman emergenti del momento, Vipra, si mescola con eleganza alle acrobazie di Tremila e alla maestria di Osore, il producer.

Come nelle migliori ricette, scopriamo che Sorrowland è un prodotto fatto in casa dall’inizio alla fine, amalgamato nei meandri di Roma ma che con Roma ha poco a che fare. Se la scena della capitale ci aveva abituati ad un’indie confezionato in modo così perfetto da dilagare in fotocopie, ritornelli da bar e un modo di fare solare e scanzonato, qui la musica cambia totalmente, l’attitude è punk, il sound è un carro armato, i riferimenti sono oscuri e futuristici. Il collettivo stesso ha un approccio onirico senza precedenti, le proprietà di linguaggio sono precise e dettagliate, le espressioni a tratti arcaiche, quasi fossero davvero dei vampiri 2.0. I visual, così come le toppe sui vestiti e tutto il misterioso immaginario di questo luogo strano, Sorrowland, è stato creato su misura, in modo accurato, dagli stessi artisti che vediamo sul palco a sbraitare i pezzi, buttando fuori una canzone dopo l’altra con violenza e agilità, non senza un tocco ironico e al contempo profondamente concentrati, in un mix così assurdo da risultare difficile da descrivere. Per questo lasciamo la parola a quelli che, siamo sicuri, saranno tra i protagonisti della nuova scena musicale di quest’anno. Questo è quello che ci hanno raccontato.

Foto di Giorgia Salerno

Allora, io vorrei iniziare proprio dai vostri nomi. Vi chiamate Giovanni, Gino e Jack ma come nascono Vipra, Tremila e Osore?

Vipra: “Vipra” è una parola che viene dal sanscrito e praticamente significa qualcosa come “saggio”, però nell’accezione sanscrita del termine indica le persone che leggevano le scritture sacre. L’ho scelto per il semplice motivo che volevo trovarmi un nome che non fosse il mio ma suggerisse qualcosa che mi piace. Quando facevo rap da piccolo, facevo le rap battles, ho trovato questo twist assurdo che si chiama Varna Vipra, che in sanscrito significa “attitudine al pensiero”, perché ero fissato con questa cosa dell’hip hop circonvoluto. Poi però Vipra mi piaceva e mi è rimasto attaccato perché, quando mi sono trasferito a Roma, la gente ha cominciato a chiamarmi così e non Giovanni, quindi ho detto “va bene, me lo tengo” ed è diventato tipo il mio cognome, anche se non lo è davvero. È stato un soprannome che ho cercato di togliermi a diciannove anni, ma mi è rimasto incollato. Ora mi piace: tutti mi chiamano così, quindi sono io.
Tremila: il nickname Tremila nasce dal fatto che, in primis, mi piace la musicalità e il suono che ha la parola quando viene pronunciata, scollegata quindi dall’accezione numerica, in realtà. Per me è una parola a senso fonetico, principalmente. Però, nello specifico, è un nome che esiste perché quando ero più piccolo, verso i dodici – tredici anni, e mi approcciavo ai primi lavori di design, feci vedere uno dei miei lavori di produzione e mi dissero “oh fra, questa roba sembra venire dal 3000!”. È stato letteralmente il primo complimento che mi abbiano fatto. Da lì mi è sempre rimasta questa cosa del tremila, anche come asintoto verso qualcosa che è sempre un po’ più avanti.
Osore: io mi chiamo Osore da quando ho tipo sedici anni, perché significa “paura” in giapponese. Lo volevo cambiare, ma non l’ho fatto perché un mio amico, che adesso manco vedo più, mi ha fatto promettere (una volta che ero ubriaco) di non cambiare mai nome. Io ci tengo un botto alle promesse, quindi non lo cambierò più.

È stato bello vedervi sul palco per la prima volta, eravate carichi tutti quanti in una maniera diversa. Come riuscite a sfruttare questa diversità, mischiandovi, contaminandovi e restando comunque insieme in modo armonioso?

Vipra: armoniosamente in realtà non saprei, abbiamo un sacco di scazzi, anche se non interni. È stato un processo molto graduale. Noi eravamo veramente tre estranei fino ad un anno e mezzo fa e quando ci siamo messi a lavorare abbiamo dovuto fondere tre personalità molto diverse, che hanno sì delle cose in comune ma anche dei tratti profondamente divergenti. Quando poi abbiamo trovato la nostra cifra artistica, che è successo tipo un annetto fa, ha mantenuto sempre questa doppia natura, per cui in realtà noi andiamo d’accordo e perciò riusciamo a far uscire delle cose, ma per farle uscire ci sono dei lunghissimi momenti in cui le nostre tre teste tirano in direzioni completamente diverse.
Tremila: però troviamo sempre un bilanciamento alla fine.
Vipra: è come un trial and error. Quando facciamo tante tirate in direzioni diverse, alla fine capita che fai una tirata sincronica, e ti accorgi che quella sincronia tira fuori qualcosa di figo. È un lavoro costante, è un cerbero, una creatura a tre teste che però in realtà prima erano tre cani distinti.
Tremila: in generale comunque abbiamo una parte in comune, ma poi siamo specializzati tutti e tre in cose differenti: intelligenza musicale, estetica e verbale.

Foto di Giorgia Salerno

Quali sono invece i momenti in cui vi scornate? Le cose su cui non andate d’accordo?

Vipra: mah in realtà non ci sono cose su cui non andiamo d’accordo; noi sentiamo un sacco l’armonia e la cooperazione, e questo implica le difficoltà che abbiamo noi nel decidere che qualcosa ci piace, però è anche ciò che ci rende così forti e fa sì che crediamo un sacco in quello che facciamo, e da fuori si percepisce. È solo questione di collimare, perché alla fine ci piacciono un sacco di cose simili, trovare una declinazione armoniosa.

Buone maniere per giovani predatori”: qual è la vostra preda più ambita per quest’anno?

Tremila: uscire dalla soglia di povertà (ridono).
Vipra: una volta su Instagram mi hanno scritto “sembri ricco”, l’ho preso come un complimento. L’idea è quella di riuscire a creare una nicchia nostra, seria, di persone che concepiscono l’idea che esista una musica che non è né trap né indie, che non dev’essere per forza catalogata. All’estero già succede, c’è un pubblico solido che ascolta per esempio Charlie XCX o Billie Eilish, artisti che non sono indie e non sono trap. L’Italia è rimasta un po’ indietro su questa faccenda, fa fatica a capirla. Noi quest’anno puntiamo molto al contagio del maggior numero di persone possibile, e alla creazione di un’alternativa. Non perché non ci piacciano questi generi, ma perché noi vogliamo fare il nostro gioco con le nostre regole.
Tremila: poi è importante che un’artista, specialmente in ambito musicale, abitui il pubblico ad uscire dalla comfort zone, in maniera sistematica: da Sorrowland non ti devi aspettare Sorrowland per come l’hai inquadrato, vogliamo che il pubblico sia sempre predisposto ad accogliere il nuovo, per come noi lo intendiamo. Sennò davvero, che coglioni, facciamo trentasei dischi uguali, dicendo sempre le stesse cose. Anche nei pezzi che proponiamo ci piace che ci sia una dinamica, una variazione.

Osore vuoi aggiungere qualcosa a tutto questo?

Osore: cosa vorrei nel 2019? Io sto solo cercando di non morire di sonno, probabilmente questo!

Ti stancano i live?

Osore: Più che i live, la preparazione ai live. Poi noi siamo molto molto fiscali.

Avete dei riti?

Tremila: dei riti direi di no, però ci spacchiamo di sala prova, pre-produzioni, tutte queste cose qui.
Vipra: Questi live sono di volta in volta sempre più ricchi, sia dal punto di vista musicale che da quello grafico.
Tremila: dalle prossime date del tour avremo anche dei visual più peculiari che sto sviluppando ora. Saranno visual che non cambieranno durante il tour perché si tratta di decine di ore di lavoro per ogni pezzo, non è una roba che puoi cambiare ad ogni data. Sono tutte animazioni 3D unite a lavori di lettering, seguendo la nostra estetica.
Vipra: volendo fare una cosa che non appartiene a un genere preciso in Italia, ci piace anche pensare ad un live che non sia quello classico italiano, con il tizio con la chitarra o con quello che manda la base con la voce già sotto e ogni tanto chiude una barra della registrazione.
Tremila: visto che ormai la maggior parte dei concerti pop e trap sono così.
Vipra: ci sono degli artisti super forti, super bravi, ed infatti sono quelli che hanno un twist in più; noi abbiamo suonato veramente con artisti che fanno un vero spettacolo. Anche se da noi viene meno gente, perché siamo più piccoli, e siamo venuti fuori solo a ottobre, vogliamo fare uno show come se suonassimo nei palazzetti.
Tremila: si, vogliamo che la gente viva l’esperienza di Sorrowland nella maniera più totalitaria possibile.

Foto di Giorgia Salerno

A proposito di tour, qual è il festival che non vorreste perdervi?

Tremila: a me piace molto il Berlin Atonal, anche se non per suonarci noi.
Osore: io non sono mai andato a un festival in vita mia.
Vipra: io pure, non li sopporto ma è proprio un problema mio, non riesco ad interagire con le persone come lui (riferendosi a Tremila, ndr). Anche se sul palco grazie a Dio ci riesco.
Tremila: si, sul palco ci riesco, perché in real life poi… (ride).
Vipra: io non mi sognerei mai di toccare una persona mentre sono sopra al palco! Neanche Osore, che infatti ha messo un tavolo tra lui e il pubblico!
Tremila: no per me è terapeutico invece. Si, per quel che riguarda i tavoli probabilmente cresceranno fino a diventare una torre sul palco (ridono).

Un altro elemento musicale che vorreste acquisire?

Vipra: a livello musicale? Una chitarra. Ci sarà prossimamente, oltre alla tastiera e la suonerà Jack, ve lo possiamo anticipare.
Tremila: se ci sarà la possibilità, sarebbe molto interessante anche inserire altri strumenti musicali, tipo batteria e archi.
Vipra: ad Avellino abbiamo suonato con la prima viola dell’Orchestra Sinfonica di Napoli, ed è stato fighissimo, anche per la gente che è venuta. A parte che c’era una quantità di gente che non ci saremmo mai aspettati, tipo duecento persone, il locale era pieno. Continuavamo a dire “grazie, grazie”, erano tutti impazziti, è stato molto bello.
Tremila: quando saliamo sul palco e ci sono più di dieci personi noi siamo felicissimi (ridono).
Vipra: ci rendiamo conto che, facendo una cosa un po’ diversa, magari la gente aspetta un attimo per decidere se venire o meno. Quest’esibizione con la viola ad Avellino tra l’altro è stata mega improvvisata, questo ragazzo sapeva tutti i pezzi ed è stata una cosa fighissima. Sarebbe bello poterlo integrare anche nei prossimi live.

Il mio pezzo preferito personalmente è “Piazza Polonia”. Volevo sapere com’è nato, perché e insomma, tutto quello che ci potete raccontare.

Vipra: in realtà il pezzo è nato un anno fa ed era molto diverso, con i synth tutti ghiacciati e finiva con un pezzo chitarra, voce e archi, era stra fico. Noi veniamo da tre generi musicali completamente differenti, chi dal rap, dalla trap, l’elettronica, il Midwest emo.
Osore: è un genere specifico di emo, particolare, di cui fanno parte proprio dei gruppi che vengono dal Midwest americano, quella striscia di Stati Uniti dimenticata da Dio, ed è proprio per questo che è bella: c’è un senso reale di solitudine in quella musica e desolazione. Ovviamente qui è stata importata in modo pop punk, tipo da Avril Lavigne. Per me c’era musica classica o questo.
Vipra: Piazza Polonia è stato il primo pezzo che ho scritto facendo una topline di parole a caso, appoggiate, per vedere come funzionano: io avevo un’idea di quello di cui volevo parlare, e ho iniziato facendo quasi una filastrocca, che era una piccola fotografia. Era un pezzo veramente concluso in quel minuto che dura e abbiamo deciso di lasciarlo così. La spontaneità con cui è nato gli impone di non poter avere altre aggiunte. È bello perché è smorzato.

Infatti io l’ho riascoltato anche perché è bello ed è di una lunghezza tale che non ti basta, lo devi risentire.

Vipra: sì, esatto. Poi quel pezzo, come tutti gli altri alla fine, è una fotografia delle macerie, quindi Piazza Polonia ha anche quei suoni ambientati che gli ha dato Osore, che danno l’impressione di entrare in qualcosa.

Ultima cosa: consigliateci tre pezzi da mandare in radio.

Vipra: ok, io ti dico “Horse b4 Porsche” di Tommy Cash e anche Lebonan Hanover, “Gallowdance”.
Osore: io metto gli Attic Abasament, “A werewolf” dell’album Stressing is depressing.
Tremila: ok, dico “The Glow pt2” di The Microphones.