Neverland è il disco che nasce dalla collaborazione forse più inaspettata del 2019, che ha unito due artisti per molti aspetti lontani tra loro: Mecna e Sick Luke. Il primo proviene dalla scena indie-rap (si può definire così?), con una scrittura a tratti malinconica e molto introspettiva; il secondo, famosissimo per il sodalizio artistico con la Dark Polo Gang, è di tutto diritto riconducibile alla scena trap.

Negli ultimi mesi si sono chiusi in studio per lavorare assiduamente a queste dieci tracce, con una collaborazione forse nata un po’ per gioco: dall’idea di creare un solo pezzo, si è passati poi a riflettere su un probabile EP, fino a ritrovarsi di fronte a un vero e proprio album. Qualche giorna fa è iniziato il tour instore, che vede i due collaboratori toccare alcune delle principali città italiane. Noi siamo stati proprio alla prima data del tour: alla Mondadori di Bologna.

Per la presentazione è stato scelto il format del talk, rivelatosi vincente e soprattutto interessante per il pubblico, permettendo di assistere in prima persona a quella che possiamo definire una vera e propria chiacchierata con i due artisti, potendo anche intervenire, con domande e curiosità. Moderatrice del talk è stata Giorgia Salerno (founder di Futura1993): le sue domande hanno toccato i punti principali di questo lavoro, dalla nascita della collaborazione, fino al significato della copertina, tanto potente quanto enigmatica.

“Neverland” è il disco che vi ha visti collaborare, inizialmente anticipato da due singoli: Akureyri e Pazzo di te. Vorrei sapere come siete entrati in contatto, e quale è stato il momento in cui avete detto “ok, c’è la sinergia giusta per fare questo disco”?

Mecna: l’idea è nata da me, inizialmente con la proposta di fare un pezzo insieme. Gli ho scritto su Instagram e dopo un po’ mi ha risposto. Si è pure preso bene per fare il pezzo. Mi ha mandato dei beat e tra questi c’era quello che è diventato poi “Akureyri”. Io ho iniziato a scrivere, gli ho mandato una bozza, gli ho mandato il pezzo e poi è finita lì. A gennaio c’è stata la sua proposta di andare a Roma per provare a fare altre cose, all’inizio abbiamo pensato di fare un EP, e poi in realtà è nato l’album.

Sick Luke: ci siamo beccati in studio per fare un pezzo, poi ci siamo detti “quella roba spacca un sacco”. Ci siamo chiusi in studio ed è stata subito alchimia perfetta.

Con questo disco avete sperimentato moltissimo, avete coinvolto anche due musicisti (Alessandro Cianci e Valerio Bulla) e avete in qualche modo sdoganato un concetto molto particolare. Avete scommesso su voci molto giovani, su artisti di nicchia (AINÉ, Marïna, PSICOLOGI), come è nato questo processo e perché avete scelto proprio loro?

Sick Luke: volevamo fare un pezzo un po’ diverso, visto che nel disco all’inizio non avevamo pensato di inserire nessun featuring. Però poi abbiamo detto: “perché non facciamo una sorta di post track di gente giovane?”, quindi abbiamo scelto questi nomi.

Mecna: all’inizio non avevo pensato alla possibilità dei featuring, alla fine in questo disco ci sono tutte persone che per un motivo o un altro ci piacevano, non siamo stati mossi dalla volontà di fare il “grande featuring”.

Il tema del successo, e dei “grandi featuring” viene infatti toccato più volte nell’album, come in Canzone in lacrime

Non voglio avere il successo che hanno quasi tutti adesso/ Non ho lacrime per ciò che non è ancora successo / In famiglia chiedono “perché non sei in TV, che tu sei molto meglio” / Ma “sei per pochi” e l’ho sentito spesso (…) E ho fatto passi da gigante, solo ma con le mie gambe / Ancora se salgo sul palco, mi tremano entrambe / Forse è più facile buttare nel disco qualche cantante / Mischiare e poi spruzzarvi come lo spumante”.

Mentre è ad una nota vocale di Sick Luke che viene affidato un messaggio importante, nella chiusura dell’album, in :(

“Tu, tu che stai ascoltando questo disco, qui ognuno parla, dice la sua, ma alla fine, mai, mai, mai dubitare di se stessi / Possiamo diventare quello che vogliamo / Fanculo le opinioni dell’altra gente, è il segreto / Se qualcuno dice che tu non puoi fare questo, non puoi fare quello / Tu alza quel dito medio e mandalo a quel paese”.

Sick Luke e tu come ti vedi adesso nei panni del musicista? Ai live accadrà anche questo ovviamente, ti vedremo in questa formazione.

Sick Luke: io non vedo l’ora. Provo sempre a sperimentare di più, vengo dalla Dark Polo Gang, quindi la gente pensava che io facessi solo trap, quando abbiamo iniziato a collaborare molte persone credevano che avrei cambiato Mecna, facendolo diventare trap. Poi ci riuniremo con la band (Cianci e Bulla), senza di loro penso che non sarei mai stato spronato così tanto.

Chiarita la nascita della collaborazione, il perché delle scelte così particolari dei featuring e le novità che ci saranno nei nuovi live, si passa a parlare della copertina dell’album, che forse, per comprenderla e analizzarla al meglio, si dovrebbe scrivere un altro articolo.

Vorrei parlare dell’artwork: il lavoro è stato commentatissimo, ha veramente delle valenze enigmatiche. Mecna tu hai detto che questa è la lente di “Neverland”, quella che ti fa vedere il mondo in modo migliore. Voi quando guardate attraverso questa lente che cosa vedete?

Mecna: io spero di vedere gente gasata per questo disco. La sto vedendo, ma vorrei vederne sempre di più. In copertina in realtà abbiamo voluto rappresentare anche il dualismo che c’è tra me e lui, poi mi piaceva il fatto di riassumere il disco con un’immagine particolare, a cui ognuno può dare un significato diverso, che non sono per forza gli stessi che vogliamo dargli noi. Un po’ come le opere d’arte. Alla fine, anche la musica è così, il significato che le diamo noi non è detto sia lo stesso che darai tu ascoltando una canzone.

Sick Luke: cosa vedo in Neverland? Vedo i sogni, vedo Peter Pan che galleggia, che potrebbe essere benissimo Mecna.

Voi invece? Cosa vedete invece quando indossate le lenti di Neverland?

Articolo di Chiara Grauso