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Tra poco più di una settimana Albert Hammond Jr, chitarrista degli Strokes, sarà in Italia per 3 date per presentare il suo ultimo lavoro solista, AHJ:
12/12 Circolo Magnolia (MI), 13/12 Circolo degli Artisti (RM), 14/12 Covo (BO).

Noi di Deer Waves c’abbiamo fatto due chiacchiere telefoniche (cercando di sembrare meno fan-girl possibile, ndr.).
Si è parlato di musica, di cinema e di moda, ma anche di droga, di Lou Reed e di Strokes.
A voi l’intervista, buona lettura.

DW: Ciao Albie, come stai? Lo scorso ottobre hai rilasciato il tuo nuovo EP – AHJ – per l’etichetta di Julian (Casablancas – Cult Records, ndr). Prima di tutto com’è stato lavorare con lui? È stato lui a chiederti di mandargli i tuoi pezzi o era già tua intenzione inciderli sotto la sua supervisione? Siete due grandi musicisti e tutti e due abbastanza pignoli, avete modificato qualcosa insieme?

AHJ: Beh, non è stato proprio come lavorare sotto la sua supervisione. Julian è un mio grande amico, siamo amici da 20 anni. Credo di essere stato io a chiedere a lui di fare qualcosa insieme. Una volta sistematosi con l’etichetta e tutto, era curioso di sapere se avessi qualcosa di nuovo da fargli ascoltare. Quindi gli ho mandato alcune canzoni che a lui sono piaciute tanto. Era davvero entusiasta e quindi siamo partiti da lì. A me piaceva l’idea di lavorare con la sua etichetta, voglio dire.. vuoi mettere lavorare con un amico?! Poi mi ha dato una grande mano sì. È stato davvero divertente.

DW: Come funziona il processo creativo, scrivi dove capita magari sei in giro ti viene in testa un motivetto e te lo segni, o ti metti seduto lì in studio e crei tutto al momento? Cosa ti ispira?

AHJ: In realtà non saprei dirti, faccio entrambe le cose. La maggior parte delle volte lavoro in studio, cerco di fare le cose per bene. Mi chiudo nel mio studio, che poi è la mia casa su nell’Upstate (campagna al nord di NY, ndr) e tutto quello di cui ho bisogno è l’energia. Insomma, prendo la chitarra e via. L’ispirazione viene un po’ da tutto sai, dalla vita in generale, da un film, un libro che sto leggendo, da altra musica. Magari non proprio da canzoni intere, ma da alcune parti di esse.

DW: AHJ suona un po’ come un mix tra i tuoi due precedenti lavori. O anzi, a mio parere, tre delle tracce sono molto in stile Yours To Keep del 2006, mentre Carnal Cruise e Rude Customer suonano un po’ più ¿Como Te Llama? del 2008. Sono pezzi che hai creato nello stesso periodo, o qualcuno lo avevi già pronto da prima?

AHJ: Sì, sì direi che sono tutte canzoni nuove. Ovviamente non le ho registrate tutte e cinque di seguito, non sono stato lì seduto a tirarne fuori una dopo l’altra. Avevo scritto tante altre parti ma poi le ho scartate. Quando crei della musica succede tutto così per caso, ed è sicuramente un caso quindi che alcune suonino più vecchio sound ed altre no.

DW: Nel 2010 hai inciso una canzone con tuo padre, Changing Me. Di chi è stata l’idea? È stata la prima volta che avete lavorato insieme, e hai mai pensato di fare altro con lui?

AHJ: Sì, sì ricordo. Quella fu la prima volta, e fu una sua idea. No, non penso che ce ne saranno altre (ride, ndr).

DW: Che programmi hai per il tuo futuro invece? Questo EP contiene solo cinque pezzi, hai già qualcos’altro in mente, magari un full-lenght album?

AHJ: Uhm no, non sono proprio per un full lenght, non mi piacciono molto. Ho in mente di registrare altri due pezzi per ora, poi vedremo.

DW: Ho letto da qualche parte che la tua prima intenzione era quella di realizzare un album di cover di Frank Sinatra, hai ancora quell’idea? Pensi di farlo in futuro?

AHJ: In realtà non era proprio così, cioè, quando Julian ha messo su l’etichetta avevo in mente di creare una versione moderna di alcuni dei pezzi di Sinatra che stavo ascoltando in quel periodo. Più che un album di cover volevo fare qualcosa tipo alla Twin Shadow, insieme ad alcuni amici, pensavo fosse una cosa simpatica da fare non so, poi è sfumato tutto (ride, ndr).

DW: So che sei appassionato di cinema e ti piace la regia. Nel 2011 hai anche realizzato un video per gli Strokes, per Call Me Back. Pensi di cimentarti di nuovo con la regia, magari dirigere un video per uno dei tuoi brani?

AHJ: Sì, forse mi piacerebbe farlo, ma sai cos’è… che ho amici che sono molto più bravi di me (ride, ndr). Poi ci vuole tempo e concentrazione, loro ne hanno di più. Capita che mettiamo giù un sacco di belle idee assieme ma poi io mi focalizzo più sulla musica e loro su quello. Però ho in mente di fare un film in futuro. Un film vero e proprio.

DW: Wow, non vedo l’ora di vederlo allora. Un’altra passione che hai è quella per la moda, sei sempre stato quello meglio vestito degli Strokes. In una vecchia intervista ricordo che veniva fuori che eri quello che possedeva più scarpe di tutti. Hai una tua collezione, abbiamo visto alcuni dei tuoi abiti indossati da Ryan Gosling per esempio. Adesso ti stai dedicando di nuovo alla musica, ma in futuro pensi di tornare alla moda e magari creare un’altra collezione?

AHJ: Sì, Ryan Gosling ha indossato uno dei miei abiti in Crazy Stupid Love. Non saprei, anche questa è una cosa che richiede tempo, poi c’è un sacco di gente che lo fa già, è molto difficile realizzare vestiti. Ma in passato è stato divertente, ed è una cosa che mi piace, mi piace che la gente mi riconosca per i miei abiti. E sì, ho un sacco di scarpe e di vestiti in generale. Sai quando sei in giro per il mondo compri un po’ quello che capita, ovunque. In quei tempi avevo veramente un sacco di Converse (ride, ndr).

DW: Qualche anno fa, prima che uscisse Angles, ti abbiamo visto in televisione, apparivi in un episodio della serie Gossip Girl. Non voglio dire stronzate ma credo quello fosse il periodo subito dopo la rehab. Com’è stato rifare il tuo debutto nel mondo dopo quello che avevi passato? Soprattutto farlo in TV in uno show parecchio seguito come GG.

AHJ: Oh no, no. Quello non era dopo, era durante! Ero messo davvero male quando sono apparso in quel telefilm. Ero davvero strafatto, a malapena lo ricordo di essere andato in TV (ride, ndr). Poi insomma, il ritorno per me è stato Angles, suonare all’Isle Of Wight quell’anno. È stata davvero dura.

DW: Ed ora com’è il tour? Senti mai la mancanza del resto della band?

AHJ: Certo, sono i miei più grandi amici, e insieme ne abbiamo passate davvero tante. Sì, sento sempre la loro mancanza in tour.

DW: Parliamo di In Transit, il video documentario che avete girato durante il tour nel 2001. È un peccato che non ce ne siano stati altri in seguito, credo di averlo visto come 30 volte. Avete mai pensato in questi anni di farne un altro? Sarebbe bello vedere come sono cambiate le cose e come siete cambiati voi rispetto al 2001, non trovi?

AHJ: Wow, 30 volte! (Ride, ndr). In realtà non pensavamo nemmeno di fare quello, in quel momento avevamo la videocamera solo perché pensavamo fosse divertente riprendere il tutto. Fosse stato per me avrei ripreso tutto anche durante i tour successivi, più di qualsiasi altra cosa, ma non so se sarebbe stato altrettanto eccitante come la prima volta. Un seguito sarebbe stato bello però, sì.

DW: So che Lou Reed era uno dei tuoi artisti preferiti. Ci ha lasciati da poco, come hai vissuto questa cosa? E soprattutto, a suo tempo quando voi ragazzi l’avete incontrato, com’è stato suonare con lui? Cosa ti ha lasciato?

AHJ: Fu bellissimo. Suonare qualche canzone con lui fu veramente bello. Lo incontrammo per caso, avevamo la stessa agente e ci disse che lui era in lacrime quando lasciò il palco (dopo aver suonato insieme, ndr). Fu stupendo. Non saprei spiegare come mi sento a riguardo, non lo conoscevo davvero come “amico”, ma di sicuro mi ha lasciato tanto. Ha cambiato il corso della mia vita con la sua musica, e per quello gliene sarò per sempre grato.

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Lou Reed & The Strokes performing Walk On The Wild Side – NYC 2006

DW: Ok, un’ultima cosa. Lo so che tutti ti fanno questa domanda, e un po’ mi pesa chiedertelo, ma com’è la situazione Strokes? Hai detto che sarete sempre una band e noi ce lo auguriamo, tornerete con qualcosa di nuovo e magari con un tour stavolta? O tu e Julian continuerete a lavorare ai vostri progetti solisti?

AHJ: Beh (ride, ndr), non saprei. Non mi da fastidio che mi venga fatta questa domanda, ma  non mi va di fare da portavoce. Siamo una band di cinque persone, e non saprei cosa dire. Non so gli altri cosa hanno in mente, non so Julian cosa voglia fare e non posso rispondere per lui. Non so davvero quali siano le sue intenzioni. Io sarò ancora impegnato col tour per ora, in Sud America per esempio. Questo lo so. Quindi diciamo che per ora non bolle nulla in pentola. Non siamo segretamente in studio, né tanto meno c’è un album in vista. Anzi ti dirò, non vorrei nemmeno farlo un album, mi piacerebbe più fare piccole cose durante l’anno. Quindi no, non abbiamo programmi. Quando saremo pronti ci faremo sentire noi.

Con questa triste notizia, che va a smentire tutte le voci apparse nel web in questi ultimi mesi (riguardo ad un imminente ritorno degli Strokes), Albert ci ha salutati dandoci appuntamento ai suoi live italiani.
Questo è il suo ultimo singolo, Carnal Cruise. Enjoy: