srsly325Inizialmente, da tanto erano bellini, si pensava fossero nientepopodimeno (ho guardato, si scrive così) che i Foster the People. Questi ultimi, si diceva, avevano avviato un nuovo progetto per sfogare il loro lato meno soleggiato. La nebbia dell’Internet però si è diradata, ed ecco apparire sotto i primi timidi raggi di sole i Sir Sly.

Di loro, sappiamo poco. Sono ragazzi, sono tre, vengono da Los Angeles, e, ai primi di Gennaio hanno rilasciato un Ep di tre tracce, registrato e prodotto autonomamente nello studio di casa loro. L’attenzione delle label però è arrivata subito, tant’è che l’Ep sarà distribuito dalla Neon Gold negli Stati Uniti e dall’etichetta londinese National Anthem (che già conta nomi come Chvrches e Atlas Genius) in Europa.

Le tre tracce dell’Ep sono ballate downtempo, lente e quasi lascive. I synth la fanno da padrone, ma non manca mai un basso avvolgente che sa anche picchiare quando vuole, e una schitarratina qua e là, giusto per abbellire il tutto; un po’ come lo zucchero a velo sulla torta. L’atmosfera è malinconica, e l’attenzione, più che sulla sperimentazione sonora, si concentra sulla melodia e sul cantato, che, riveste un ruolo molto importante.

L’attenzione sui testi c’è e si vede; la voce è sempre in primo piano e non manca mai, in ogni canzone, un richiamo ad un fantomatico (è proprio il caso di dirlo) amore perduto.

La California, terra di promesse, ci incanta con un’altra piccola gemma.