Giornata calda.

Ghiaccio, martini, olive, cochini, piscina gonfiabile, occhiali da sole, costume verde bosco, nuvole bollenti ed asciugamano sul prato. La necessità di chillarsi non è mai stata così forte come nelle ultime settimane; ecco che in nostro aiuto accorre AbdeCaf (si pronuncia sputacchiando); il nostro amico  Steve Vaynshtok, ucraino di origine, ha poco più di vent’anni, vive a Miami, e con il suo primo EP “Uneravel”, uscito a fine 2k11, ha portato una ventata di aria fresca nella scena elettronica.

Il mood è in linea con quello di di artisti come XXYYXX; quel chill nostalgico che ti prende verso le 7 di sera, il sole ormai basso, la sensazione che il tempo scorra veloce, un formicolio alla pancia, la necessità di alzarsi e “fare qualcosa”, per poi rimanere immobili a fissare le nuvole. La traccia “Mecca” che vi propongo oggi è un qualcosa che va oltre il chill più classico; qui parliamo di trans, nella migliore tradizione ISAN ( “Cathart” nel cuore, se non la conoscete rimeditate, ORA!), un tichettio elettronico che va ad alterale i processi neurologici, una traccia che imprigiona la volontà, da ascoltare in loop, ancora ed ancora.

“Mecca” è un pezzo che va ascoltato in cuffia, i beat saltano da un orecchio all’altro, il flusso di bassi come un enorme vortice, si rimane letteralmente immobili, piacevolmente storditi. Qualche anno fa si parlava di “droghe sonore”, di come i suoni e le loro frequenze potessero agire sul cervello umano innescando effetti simili alla droghella più sintetica.

CAZZATE, ho sempre pensato.  Bro, giuro, non ne sono più così sicuro.

E’ quasi l’ora, preparate cuffie ed asciugamano; le nuvole corrono.

Chill¥å

 

per problemi di code non riesco a mettervi il player per ascoltare il pezzo.

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