1277069_519177234833725_1669777678_oaaUna bella surfatina non guasta mai. Sopratutto se con gli occhi a palla, un coltello tra i denti e  scappando da un mucchio di squali che… ops! Ripartiamo.

I Travel Check sono quattro amici di Parigi che un bel giorno si rompono le palle della sala prove in scazzo e decidono di fare qualcosa. Salgono al volo sulla prima onda garage-punk, la tingono di sonorità psichedeliche e si buttano in una marea di concerti. Il loro primo Ep, “Acid Beats”, è immaturo e grezzo, ma dal loro secondo lavoro, “Wild Topics”, uscito sotto l’etichetta Howlin Banana, si nota subito un cambiamento. I suoni psichedelici si attenuano, e a guadagnarci non sono che le melodie, giocate su riff surf pop, chitarre lo-fi e cori.

Il tutto prende una piega decisamente flower punk con il loro terzo Ep, “66$”, che segna la svolta definitiva. Anche questo lavoro esce per la Howlin Banana, e il nome è quello del primo singolo estratto, accompagnato anche da un video. Atmosfera scanzonata alla DIY (formula per indicare cazzeggio, cannette e la qualità video della registrazione della recita di Natale dove suonavate il flauto), e influenze assolutamente Fidlar-iane. Le altre tre canzoni presenti sull’Ep, “Druggy Daddy”, “Surf It” e “Feels Alright”, continuano sulla stessa lunghezza d’onda (è il caso di dirlo), mischiando suoni che, oltre ai Fidlar, ci ricordano band come Black Lips e Dead Ghosts.

A detta di Thibaut, il frontman della band, l’obiettivo del gruppo è quello di dare vita a un sound melodico ma influenzato da un’estetica surf-chill. Questo terzo lavoro li pone sicuramente sulla strada giusta, e con un’etichetta così, non c’è alcuna ragione perché i Travel Check non riescano ad imporsi come una delle band più importanti dell’underground francese.

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