astro

Pensando maliziosamente al popolo inglese anche per un solo  secondo, si viene immediatamente pervasi da un numero incalcolabile di cliché (molti dei quali risultano spesso veritieri). Al di là del fatto che abbiano tutti i denti gialli, le orecchie a sventola e che bevano quantità smodate di cappuccino senza dover ricorrere al bagno, un luogo comune da sempre associato agli amici d’oltremanica è che non riescono proprio a far a meno di produrre musica figa.

Nessuno può battere gli UK quando si tratta di creare quelle accattivanti vibrazioni dal mood minimale che tanto ci piacciono. Da James Blake ai tuttineri XX,sembra che il sole non tramonti mai dalle parti di Buckingham Palace.

La luce continua a splendere più penetrante e vivida che mai anche con as†ronomyy; il crooner dell’East End, come se fosse l’ottavo nano, quello che lavora sodo in miniera e non pensa sempre a Biancaneve, estrae da ogni singolo movimento e scricchiolío qualcosa di magico, trasformando il rumore in suono. Un indie-pop offuscato, che trova l’eterno matrimonio nella leggera nebbia prodotta dal suo finissimo R&B.

Si presenta con un’abbacinante versione di Bitch, Don’t Kill My Vibe di Kendrick Lamar. L’esecuzione è da far tremare i polsi, la dinastia è quella di The Weeknd e di un Frank Ocean un filo intossicato, il talento è cristallino. Ha deciso di descrivere il suo suono come urban surf. I giri di morbide chitarre ci sono, la voce timberlakeggiante pure.

Dont’t Need U è il singolo d’esordio; lanciato nello spazio meno di una settimana fa, sta già orbitando nelle posizione più alte delle classifiche dei ones to watch.

Pungenti beat si attorcigliano con sezioni di chitarre notturne coprendo docilmente le percussioni in maniera clandestina. La voce del nostro misterioso artista ci avvolge totalmente come un morbido cuscino e ci lascia sospesi tra il giorno e la notte con quella voglia matta di tener gli occhi socchiusi per giorni.

Quale sarà la nuova gemma del nostro amico interplanetario? Solo lui può saperlo. Intanto usciamo a riveder le stelle.

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