attuSe si volessero far riecheggiare nelle proprie orecchie le prime quattro lettere dell’alfabeto, la cosa migliore da fare potrebbe essere sballarsi all’inverosimile con qualsiasi tipo di inverosimile sballo, aprire il primo dizionario di lingua italiana che vi capita per le mani e iniziare una mega avventura tra Filarmonica di Vienna e Accademia della Crusca. Stefan Antonette ci concede la possibilità di poter raggiungere le stesse percezioni in maniera molto più sobria e sana.

Ecco a voi Attu. Da Londra, da una costola dei Delta/Alaska, si affaccia nel mondo della musica che conta, tramite il suo nuovo solo-side-project, con l’EP d’esordio IV.

A, B, C e D sono le quattro tracce, limpidamente e minimalisticamente descritte dai loro inusuali titoli, come se ognuna fosse dipendente dell’altra, andando a creare un mini alfabeto musicale, dove le raffinate e acute trame della chitarra hanno la stessa importanza delle parole. Diventa quasi obbligatorio ascoltare l’intero lavoro come se fosse un solo unico pezzo, modellato da quattro singoli componenti che gradualmente si aggrovigliano intorno all’ascoltatore, rendendolo prigioniero in una splendida trappola sonora.

Disegnando un suono che richiama quello dei Foals in versione matura, ci troviamo di fronte a boati di un’apocalisse post-rock (A),  resi via via più tenui grazie al cantato affascinante e delicato di Stefan, che come un’esca buttata nel Tamigi, attira a sé anche i fanatic dei Bombay Bicycle Club stazionati su radio1 24/7.

Il 21 enne Attu ci propone una musica invitante e appariscente, ricca di carattere e di stile. Siamo di fronte all’inizio di qualcosa di speciale, potete contarci.

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