2yvmptsIl Belgio.

Se ci sono sportivi e amanti del ciclismo in “ascolto”, sapranno certamente che il Belgio, soprattutto nelle prime settimane di primavera, è la capitale mondiale della bicicletta. Polvere, fango, fatica e sudore vi travolgeranno per osmosi, lasciandovi stremati, privi di fiato, barcollanti per giorni e giorni. Presentata così sembrerebbe una terra infernale (o paradisiaca?); lasciamo spazio a odi lontane di un passato sconosciuto, accompagnate da grigi organi e antichi archi, consegnati a noi attraverso una fine elettronica.

Ecco a voi, direttamente dal Belgio, i Float Fall, un duo che è riuscito ad addomesticare il silenzio e a plasmare il contenuto delle esperienze oniriche.

Someday vede Rozanne Descheemaekers e Ruben Lefever combinare una sottilissima produzione elettronica, attraverso corde di chitarra pizzicate durante il cantato, con una vaga idea “XXeggiante”.

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La voce di Rozanne ci guida attraverso sezioni minimali, che lasciano spazio a leggeri e comodi intermezzi, affidati alla più aspra voce di Ruben. Le due tonalità vanno spesso ad incontrarsi in strati differenti del beat, mettendone in evidenza il contrasto. Si va così a creare una splendida coperta fatta atmosfera in cui lasciarci sprofondare.

Siamo al cospetto di un dream-pop riservato, per nulla appariscente; note di tastiera, accenni di rigogliosa elettronica e impercettibili sussurri, tutto perfettamente ovattato. Un costante duetto dai toni minimali, talmente delicato, talmente intimo che sembra quasi di avere a che fare con qualcosa di clandestino.

Le canzoni dei Float Fall ti portano in un altro mondo non del tutto definito, non del tutto reale, ma un buon posto, dove tuttavia è bello stare, in cui il flebile fruscio del passato ha la sua seconda opportunità. L’esatto momento in cui sogno e realtà combaciano.

Ascoltando i Float Fall quel momento arriverà.