Europe è quel disco che non ti aspetti. Non nell’ascolto, ma nelle uscite. Poi lo vedi lì e dici: “Oh cazzo c’è il nuovo degli Allo Darlin’, che bella cosa!”.
È così che parti all’ascolto del secondo album di questa band londinese che tanto ci è sempre piaciuta grazie soprattutto a Dreaming, singolo del 2010 che aveva sciolto tanto miele ovunque.
Il primo album, l’omonimo Allo Darlin’, non era stato eccezionale, manco ricordo una traccia, se non Dreaming di cui si parlava prima, quindi ecco potevo anche non ascoltarlo. La curiosità per il secondo lavoro dei londinesi è tanto forte. Europe, si chiama. Scritto in un tour lunghissimo in seguito all’uscita di Allo Darlin’, da subito ci accorgiamo che non abbandona totalmente quel ponte che li lega e li legava ai Belle and Sebastian, che sentiamo in ogni loro battito di ali che provoca in un uragano dall’altra parte del mondo anche se comunque io a ste cose non ci ho mai creduto è sempre una frase bella da usare perché fa figo punto.
Play, Neil Armstrong, inno all’astronauta in una cornice che richiama dei suoni tutt’altro che ultraterreni. Melodie che vanno su onde con schiume di chitarra e poca barba e un allegria poco manifestata, sfumata ed accennata.
Twee pop, così lo chiamano i musulmani. Jangly di chitarre che diventano peggio delle zanzare nelle paludi, i cuoricini vogliono prenderli e coprirli di glassa e fare breccia nei sentimenti. Questo è un po’ Europe, un album più levigato di Allo Darlin’, che riesce a dare all’ascolto un qualcosa di più coerente e formato.
Il pezzo che più di tutti vi porta a viaggiare in una notte d’estate con la luna bassa e le lucciole intorno e tanto amore è Tallulah, anche se il titolo un po’ i capelli me li drizza.
La critica è stata molto generosa con quest’album, non tutta, chiaro. Ciò che mi dispiace ascoltare in questo giorno di questo mese di questo anno di questo nuovo decennio sono però le musichette da Dawson’s Creek, proprio non ce la si fa, e mi dispiace. Bisogna capire che ora c’è Misfits, ci sono i superpoteri, c’è Dexter che porta la sua oscurità a spasso, e potrei continuare ancora, come molti di voi saprebbero fare anche meglio di me.
In definitiva trovo l’album un lavoro bello omogeneo, coerente e dolce, se proprio devo usare questa parola. Bello il lavoro cantautorale della Morris. Al contempo però risulta abbastanza anonimo, è una margherita in un campo di margherite.
Chiudo così: “Tu sei come una goccia nell’oceano.. E se non ci fossi, all’oceano mancheresti!”.
WOW, ma non a me.