BAT FOR LASHES
THE HAUNTED MAN – Parlophone

Il nuovo disco di Bat For Lashes ha lei nuda in copertina e questo potrebbe essere un ottimo motivo per acquistarlo.
L’inglesina di origini kebabbare, dopo i successi ottenuti con i precedenti lavori “Fur And Gold” (2007) e “Two Suns” (2009), si è presa parecchio tempo prima di far uscire “The Haunted Man”, disco che si fregia della collaborazione di pezzi da novanta come Beck o Adrian Utley dei Portishead. L’ultima fatica di Natasha Khan è un album molto elegante nel suo essere molto pop; la sensazione non è però quella di un disco di facile presa: la ragazza è maturata così come la sua voce, diventata una via di mezzo tra una Bjork con i piedi per terra e una Lana Del Rey meno solenne.

L’album si apre con “Lilies”, uno dei pezzi migliori, in cui la voce cristallina della Khan viene arricchita da una sezione ritmica essenziale ma frizzante e si apre nel ritornello con un potente synth di sottofondo; “All Your Gold” si rivela molto catchy ed estiva, nonostante fuori sia autunno; “Horses Of The Sun” ha un andamento mistico-tribale  accentuato da percussioni e cori che sfumano in un ritornello pop; “Oh Yeah” passa sufficientemente inosservata mentre “Laura” è, a mio avviso, il pezzo migliore del disco: una progressione piano-voce da brividi, arricchita da archi profondi ed eterei, che ricordano facilmente Lana Del Rey. Tutto molto bello.
Winter Fields” ricorda invece da vicino la Bjork di Homogenic, forse troppo; “The Haunted Man”, la title-track, nella sua pomposità si rivela abbastanza inconsistente; “Marylin”, con un’atmosfera sognante, la voce di Natasha affogata tra ottimi synth, che però sanno un po’ di dejà-vu, lascia soddisfatti fin dal primo ascolto. Discorso diverso per “A Wall”, che più che invogliare a ballare annoia, così come “Rest Your Head”, nonostante una drum machine molto coinvolgente.
Il viaggio nel mondo di Bat For Lashes si conclude con “Deep Sea Diver”, la traccia più lunga dell’album (6’22”), un pezzo molto ambientale che inverte la tendenza dei due brani precedenti e chiude dignitosamente l’opera.

La sensazione che emerge è quella di un disco senza evidenti difetti, ma che si rivela un po’ monocorde e a tratti poco innovativo; appare anche un po’ “gonfiato” in fase di produzione. Nonostante tutto “The Haunted Man” è un ascolto valido e di qualità, un pop raffinato e molto anglosassone, che riesce ad accontentare un po’ tutti, forse anche le classifiche.
Appuntamento al 19 Novembre all’Alcatraz di Milano nell’unica data italiana della cantante britannica.

7.1/10