Avete presente il momento esatto in cui tuffandovi rompete la superficie dell’acqua e sprofondate giù? Ecco, perfetto state fluttuando, siete leggeri, il vostro corpo è in balia di qualcosa di più grande e potente, i suoni sono attutiti e il resto del mondo è lontano, lontanissimo e siete solo voi.

La prima volta che ho ascoltato Brolin mi sono ritrovata proprio lì, sotto il livello del mare e non sapevo neanche come ci ero arrivata.

Abbiamo una sola traccia e un demo di questo artista londinese che si autodefinisce “a bedroom producer, self-taught, self-analysing, into beats, space and melody” e dice di chiamarsi Koko B. Ware (ma anche questo sembra essere un nome fittizio); per il resto sappiamo solo che è in tour con i Night Engine e la prima data a Londra è sold out da un po’.

Concentriamoci ora su quello che più ci interessa, la musica, la sua musica. Come vi dicevo, l’unico brano che abbiamo è NYC un inno struggente, etereo e nostalgico alla città che non dorme mai, la canzone perfetta per gli attimi che precedono l’inizio di un sogno. L’atmosfera è rarefatta ma avvolgente, le linee vocali sono esili ed indefinite, i tintinnii ti cullano, i beat sincopati e i gelidi synth sono pugnalate al cuore.

C’è chi vede in lui il nuovo Burial, chi il degno rivale di Youth Lagoon, io invece ci vedo uno dei migliori debutti dell’anno e se questo è il suo biglietto da visita, mettetevi comodi guyz che lo spettacolo deve ancora cominciare.