L’ultimo rapporto della RIIA (Record Industry Association of America) afferma che sul mercato americano, per la prima volta dal 2011, le vendite di cd e vinili sono state superiori a quelle dei download digitali. Fa, dunque, parlare nuovamente di sé il titanico scontro tra musica materiale e musica volatile, tema che torna alla ribalta delle cronache con una certa ricorrenza anche perché solo in superficie inerente l’annoso e semplicistico dibattito su quale sia il modo migliore di fruire della musica.

Solo una decina d’anni fa, il conflitto veniva proposto in senso allarmistico e a doppio senso. Non solo con lo sguardo rivolto al consumatore, ma più in generale guardando all’industria musicale nel suo complesso, dove stakeholders, produttori, artisti, industria elettronica ed impresari per la prima volta venivano gradatamente immersi in un pentolone come ingredienti di un minestrone più o meno saporito. Una ricetta tanto complessa che, ad oggi, sono ancora molti gli imprenditori di alcuni vecchi colossi che raccolgono chini i cocci rotti di un’epoca all’apparenza in-scalfibile.

Il calo delle vendite dei supporti fisici, accompagnata alla tremenda crisi del mercato, in quel momento di passaggio verso una immaterialità ritenuta da molti la panacea di tutti i problemi affiorati nel mondo dell’intrattenimento musicale, è apparsa come l’anticamera di un coma irreversibile. L’approdo nel settore di nuove figure, in particolare di Apple, stava, infatti, aprendo una voragine tra due placche, espressione in ogni caso del medesimo prodotto. E quello che, per alcuni, sembrava l’approdo al nuovo mondo, espressione metaforica del sogno americano dove tutto (anche la musica) può essere raggiunto subito, ovunque e a costi contenuti, per altri apriva (rectius spalancava) le porte della crisi.

Nel giro di un decennio e ad una velocità non preventivata, stiamo nuovamente osservando dalla finestra l’ennesimo cambiamento. Il panorama è, infatti, quello di una discreta fetta di mercato che inizia a prendere le distanze dal download (legale) digitale, per ritornare al supporto fisico.

Ma i dati di cui si tratta celano altre anche informazioni che possono far pendere l’andamento della gara in uno o in un altro senso. I numeri, infatti, vanno rapportati all’altro fenomeno di questo ultimo decennio: lo streaming.

Se, infatti, calano le vendite della musica in digitale, non può certo dirsi lo stesso rispetto allo streaming (cresciuto del 55% per un totale di circa 8,7 miliardi di dollari). Piattaforme come Spotify stanno dominando il mercato, dando ancora la biada a tutti gli altri. Basti anche pensare che l’azienda svedese sta per esordire a Wall Street con una quotazione da un miliardo di dollari e ricavi che superano di 5 volte le perdite.

Un mercato in continua espansione che per la prima volta vede Apple partire dalle seconde file, entrata nel giro dello streaming con poche ore di ritardo e finita a dove rincorrere in una scalata pressoché impossibile.

Quale significato, dunque, ha avuto l’mp3, se non quello di renderci nuovamente insoddisfatti? Nel confronto con la comodità (anche e soprattutto in termini di memoria) non esiste terreno sul quale il download possa competere. Da ogni angolo lo si guardi, appare sempre come un quadro cubista venuto molto male, dove se già la forma fa schifo anche la sostanza si rivela una topica.

I consumatori si stanno esprimendo e la scelta compiuta nell’ultimo quinquennio (e in particolare negli ultimi 12 mesi) sembra mettere la pietra tombale su quei 15 minuti di gloria dei download che hanno fatto più danni che superstiti, in un territorio di guerra già falcidiato dai problemi.

E sono proprio loro che, a questo punto del romanzo, decidono di prendere una direzione, volendo anche in parte contraddittoria perché il ritorno al vinile non è definitivo, ma è accompagnato allo streaming. In questa epoca in cui tutto sfugge dalle mani e nulla sembra essere pensato per durare per sempre, il vinile è riuscito a sopravvivere ai cambiamenti, mantenendo – con alti e bassi – una forza attrattiva come pochi altri prodotti figli del consumismo della storia moderna, specialmente perché espressione di un amore istintivo. Il Rubicone sembra essere stato definitivamente soprassato e non rimane che accompagnare questo addio ai download digitali con un epitaffio a tema:

Il semplice cambiamento senza la conservazione è un passaggio dal nulla al nulla. La semplice conservazione senza cambiamento non ha nulla da conservare.