È un venerdì elettrico ed euforico quello appena conclusosi ed iniziato, come di consueto, con la smania di togliersi di dosso le angosce settimanali e di assaporare, dopo lungo tempo, il live di Giorgio Poi che ha inaugurato il suo percorso dal vivo al Serraglio di Milano (che, peraltro, si è confermata come una delle più efficienti location milanesi).

La serata è finita con Erlend Øye che si aggirava al banchetto degli acquisti per comprare il merch, mentre si firmavano magliette e si constatava con la coda dell’occhio che per l’occasione era stato chiamato all’adunata l’intiero movimento indie del panorama attuale italiano, ma questa è un’altra storia..

Poco prima lo avevamo intercettato in centro pista ad ondeggiare sinuosamente con la sua invidiabile eleganza nordica e a scambiare sorrisi con chiunque gli si palesasse davanti, mentre sul palco Giorgio Poi chiudeva il suo breve, ma densissimo, live intonando Aurora de I Cani.

Approcciarsi alla musica (volgarmente) definita indie è attualmente mestiere infame e complesso, specie per quella italiana, i cui discorsi ormai oscillano, senza soddisfazione alcuna, tra due estremi: in un vertice troviamo coloro che affibbiano neologismi del tipo “calcuttiano” ad ogni nuova uscita e che non riescono a distinguere chi fa i sold out all’Alcatraz da chi si affaccia al mercato con altre aspettative nel breve termine; all’estremo opposto ci sta chi prende posizione senza ascoltare, o chi ascolta senza capire. Due facce della stessa medaglia, accomunate dalla sopraffazione generata da questa ipertrofia produttiva delle nuove etichette emergenti, che separa ed isola chi sta in mezzo e chi cerca, senza gratificazione alcuna, di inserire i tasselli del mosaico nel posto loro assegnato. Ed è con questa consapevolezza che cercherò, brevemente, di portarvi al Serraglio, dove abbiamo avuto la fortuna di ascoltare un nuovo artista stilisticamente distante anni luce da tutto il resto.

Giorgio Poi è il più silenzioso di Bomba Dischi ed il suo appeal è riuscito a crescere pur senza meme o chiacchiere da blog. Un interprete taciturno e posato che avevamo già conosciuto in occasione dell’evento Red Bull Next Sounds e cresciuto soprattutto grazie ad inaspettate variazioni sul tema indie-pop che lo illuminano di una personalissima luce composta di pop psichedelico e chitarrine funky che ultimamente sembravano un po’ sparite dalla circolazione e che venerdì, invece, hanno tenuto in piedi tutta la serata. Da questo punto di vista, chi si aspettava l’ennesima cantaluppianata (mi si consenta il neologismo) avrà sgranato gli occhi nel non vedere tastiere sul palco, ma avrà – senza dubbio alcuno – riassaporato parte dei viaggi in macchina con i genitori, nel risentire alcune sonorità che la nostra musica indipendente (rectius emergente o hyppata) sta lasciando momentaneamente da parte.

Le Canzoni dell’album Fa Niente riescono a catalizzare l’attenzione sul palco anche senza i ritornelli, scomparsi quasi del tutto e sostituiti dai capitoli del romanzo di un esule, riscopertosi malinconico e che ha ripensato alla musica leggera di casa nostra solo dopo che questa gli è sfuggita dalle mani. Impossibile, dunque, sottacere gli elementi battistiani che scorrono nella sua oretta di un flusso di parole, durante la quale TubatureNiente di StranoParacadute e Acqua Minerale hanno caricato la platea come una molla pronta a saltare sul primo treno, per poi prendersi male e tornare indietro.

Sono andato in montagna, ma volevo nuotare

Allora che fare? Non lo so.

Forse me ne vado via.

Il tutto è stato arricchito ed allungato da un flusso continuo sul Mac DeMarco andante che conferma la bontà del lavoro svolto da Giorgio Poi nel buio metropolitano di qualche appartamento berlinese, mentre il pensiero volgeva alle spiagge adriatiche, come se l’onda che lo aveva portato lontano, lo avesse riportato a terra.

Menzione anche per l’apertura che è tutta dei torinesi Liede, i quali ci hanno fatto ricordare quanto innocente fosse la vita ai tempi de Il Triangolo e di Viale Umbria e che l hanno fatta salire definitivamente con la cover di Però Quasi di Freak Antoni eseguita con Verano.