Lo stop alla rincorsa del mito british perduto da quando l’NME ha smesso di lanciare nuove proposte con assidua frequenza ha reso band come gli Horrors esempi viventi (e non in detox) della vecchia Albione. Lo stesso spirito che incarnano i Metronomy da quando per noia Joseph Mount buttò giù Pip Paine (pay the £5000 you owe), una serie di registrazioni di matrice puramente elettronica ispirata ai Talking Heads, che dal lontano 2006 continua ad essere la foto ricordo nascosta dietro i buoni omaggio per gli ombrelloni della English Riviera.

Perché ai metronomi in generale piace far quadrare le cose, e se le melodie spensierate erano comunque un motivo di orgoglio nazionale, nonostante spudoratamente sulla bocca di tutti, con le Love Letters anche la regina apprezzerà. Devoti per indole al romanticismo, il messaggio delle lettere d’amore sta più nell’atto in sé che nel contenuto, con la genuinità che li caratterizza e la nostalgia per i dischi dei genitori.

E così il meno accessibile dei quattro è un album di classe registrato su nastro in uno studio altrettanto di classe, il Toe Rag, interamente in analogico, come già fatto dai Tame Impala, con le attenzioni verso la storia e la cura maniacale del dettaglio, minimalista nelle sue architetture e con il gusto per il glam dei primi Roxy Music. Ogni brano di Love Letters ha una sua vena melanconica, a partire dalle schitarrate country di The Upsetter che vanno a sbattere contro il muro prog-rock di Month Of Sunday, chiudendo la prima metà con il freno un po’ tirato, aspettando che la chimica della nuova formazione dia luce a The Most Immaculate Haircut, la ballata che sintetizza le intenzioni, interrotta nel mezzo da un ronzio di cicale (registrate tra l’altro in Toscana) e un tuffo al quale segue Reservoir, la versione evoluta e più apprezzabile di I’m Acquarius, che insieme alla title track non danno gran spettacolo, ma creano l’equilibrio necessario per un album di qualità.

Il nuovo disco dei Metronomy è anche la vittoria di consolazione della campagna contro la metropoli, delle vere amicizie e delle band che durano all’infinito, e della pasta fatta in casa. Perché molti al loro posto avrebbero scritto delle Drug Letters.

Tracce consigliate: Reservoir, The Most Immaculate Haircut