La Ninja Tune ha ben pensato di far slittare la data di uscita del debut LP di Lee Bannon ai primi giorni di gennaio, facendo in modo che Alternate/Endings fosse il primo album elettronico “importante” dell’anno, giusto per mettere in chiaro una volta per tutte quello che tutti i bookmaker vanno dicendo da tempo: sarà finalmente questo l’anno del dominio della jungle. Sì perché questo di Lee Bannon è un disco jungle (anche abbastanza purista nei casi di pezzi come Prime/Decent, Perfect/Division o Eternal/Attack), ma la cosa che lo rende così affascinante è la sua componente oscura, mistica e opprimente, tanto che sarebbe ben più adatto ad un ascolto in una stanza buia o durante un’amara passeggiata notturna che ad un rave.

Basta prendere le tracce centrali del disco per rendersene conto: in Bent/Sequence l’atmosfera da club londinese di vent’anni fa viene resa contemplativa dai paradisiaci sample vocali; 216 è una paranoia che rimbalza tra jungle, downtempo e post dubstep, introdotta da un sample di piano tremendamente noir; in Phoebe Cates, poi, i synth danno al brano, già impreziosito dai continui rimandi a un certo trip hop, una travolgente connotazione mistica. Lo stesso spirito spunta fuori nei momenti di stasi di brani come Cold/Melt, che sarebbero fatti apposta per il dancefloor (se non fosse appunto per la presenza di questi stessi momenti di stasi).

Ma, oltre alla forte componente metafisica, nel disco c’è molto di più: Alternate/Endings è un disco dalla forma e dalla struttura studiatissima, in cui, oltre alla dichiarata facciata jungle  emerge anche una certa affinità con la footwork (Value 10) e soprattutto tutta la sensibilità hip hop del produttore (NW/WB è un esempio più che chiarificatore), che era già stato beatmaker per Joey Bada$$. Tutti questi aspetti sono riassunti nello schizofrenico collage iniziale Resurrectah. Un ascolto tremendamente intrigante, sicuramente ostico per chi naviga su frequenze lontane dalla giungla, ma le sue atmosfere scavalcano ogni definizione di genere.

Tracce consigliate: Phoebe Cates, Bent/Sequence.