Justin Timberlake è il tipo di persona che non deve dimostrare niente a nessuno. A soli 32 anni ha già fatto ogni cosa possibile nello showbiz. Ha cantato in una boyband (ma magari questo lo lasciamo perdere), ha fatto uscire due dischi solisti, ha recitato in vari film di successo affermandosi anche come attore; per non parlare delle qualità personali: è figo (dato di fatto), è simpatico ed intelligente e balla da dio. Cosa può volere di più dalla vita?

Dopo quasi 7 anni dall’uscita di FutureSex/LoveSounds decide che è il momento di rimettersi in gioco con un nuovo album. Questo titolo The 20/20 Experience deriva dal fatto che, suonando le canzoni che lo compongono di fronte ad un gruppo di amici, uno di loro ha affermato che “questa è musica che si può vedere”. Beh, sicuramente non tutta la musica che esce sotto le etichette di “pop” e “commerciale” può essere facilmente descritta con questi aggettivi. Ci dovremmmo chiedere se effettivamente si tratta di musica commerciale quella che ascoltiamo quando inseriamo il cd targato Timberlake nello stereo.
Justin ed il fidato produttore Timbaland infatti se ne fregano delle tendenze del momento e si inventano questo gioiello che potrebbe essere suonato da un’ intera orchestra, dal gusto classico e retrò quanto basta per risultare più attuale di ciò che veramente viene categorizzato come attuale. Quanto sarebbe stato facile cadere nella tentazione di sound abusati ai giorni nostri  e dichiaratamente da classifica e finire comunque alla numero 1 del mondo con la metà della fatica? Facilissimo, ma Justin ci riesce comunque inventando un suono tutto suo. Questo sta anche a significare che se vi aspettate singoloni come Cry Me a River SexyBack siete sulla strada sbagliata stavolta, dato che la veste in cui il nostro eroe si cala in questo episodio è più elegante, più matura rispetto ai suoi lavori precedenti. Più un Suit & Tie rispetto a pantaloni jeans e maglietta.
Queste sono le idee che Timberlake ha di musica, e se non piacciono amen. Non è il consenso che gli interessa, bensì fare quello che gli piace fare nel modo che preferisce.

Il disco si apre con l’orchestralità di Pusher Love Girl che copre con classe gli 8 minuti di lunghezza, nella quale la voce si allunga e si contorce per culminare in una coda che funge da versione modernizzata della canzone stessa, più ritmata ed aggressiva, introducendo da subito il filo conduttore dell’album intero, ovvero la storia d’amore con Jessica Biel, coronata dal recente matrimonio.
Suit & Tie, come avrete intuito, è lo stile fatto canzone, che dopo l’intro rilassato si scatena su una base geniale che fonde un collage di suoni retrò ad una tromba che sottolinea i momenti topici e cadenza le strofe fino all’entrata in scena di Jay-z, che fa capire a noi comuni mortali quanto sia bello per loro ricconi indossare tuxedos for no reason. Dalla terza traccia, Don’t Hold the Wall, che ci spinge a ballare con i suoi ritmi serrati e militareschi fino alla conclusiva e pacata Blue Ocean Floor il disco risulta più moderno, specialmente con Mirrors, secondo singolo estratto e rimembrante il periodo *N Sync e con Let The Groove Get In, etnica e movimentatissima.
A coronare il tutto la notizia che rilascerà un nuovo album a Novembre, per concludere il progetto 20/20 Experience, per poi (ipotizzo) sparire per 14 anni?
Speriamo di no, perché ci sei mancato.

Tracce consigliates: Suit & Tie, Let The Groove Get In