L’emo romagnolo si evolve cambiando anche per necessità, per non rimanere bloccato in quella che è una vera e propria ‘scena’ nel senso negativo del termine. Allo stesso modo anche gli And So Your Life Is Ruined si adattano dinamicamente al cambiamento, a tutti gli effetti infoltendo e rimodellando quello che era stato creato con And So Your Life Is Ruined, il primo album, datato 2014. Resta quindi da valutare la sostanza di questo cambiamento: quanto ha fatto bene alla band riminese?

La risposta è più complicata di quanto possa sembrare, di certo non può essere polare: Rivincite è davvero un bel disco, ma con qualche riserva qua e là. Mentre nel debutto i suoni, ancora acerbi, erano di impronta decisamente più screamo e con influenze post-rock, in Rivincite gli ASYLIR attingono dall’emo più math e melodico di American Football o Don Caballero, con intrecci strumentali impeccabili, complessi, eleganti che – davvero – farebbero invidia a molti Mike Kinsella là fuori, soprattutto grazie ad una produzione che rende i suoni più stratificati e le chitarre più limpide. Penso alla bellezza compositiva di brani come Gallerie, Il Colpo Sentito in Tutto il Mondo o L’Insieme di Tutte le Cose, che escono con discrezione dagli schemi tipici del formato-canzone senza però stravolgerlo – marce, crescendo, code ed esplosioni vocali contribuiscono a rendere Rivincite un album che in meno di mezz’ora non si fa mai prevedibile.

Un altro strumento che gli ASYLIR usano in modo (sotto molti punti di vista) accessorio è la voce, o – piuttosto – le voci: singole, doppie o cori screamo, accessorie perché affisse nei brani quasi come degli assoli, e per questo motivo utili alla causa della varietà compositiva che di Rivincite è una qualità più che positiva. Eppure quelle stesse voci, quando perdono coralità, perdono anche di un certo spessore: quando gli strumenti passano brevemente in secondo piano per dar spazio alle doppie voci, come in Eskimo o Il Colpo Sentito in Tutto il Mondo, sarà l’unione delle due voci, sarà la metrica non troppo calibrata, saranno i testi a tratti un po’ deboli, ma i brani perdono quella consistenza che altrimenti rimane costante nel resto del disco, perfino negli intermezzi strumentali come Le Luci all’Ultimo Piano, che sono tutt’altro che dei riempitivi. Non è così, invece, per quanto riguarda le esplosioni screamo memori di And So Your Life Is Ruined e, sorprendentemente anche per la sottoscritta, la voce nel brano Il Bisogno delle Salite, un momento intimo e nostalgico recitato in spoken word di cui rimane particolarmente impressa una frase: “non so se parli più di me, ma tuo padre ancora mi saluta”.

Con un apparato strumentale impeccabile e sempre vario, al secondo lavoro gli And So Your Life Is Ruined dimostrano di essere una delle band emo/math più promettenti attualmente in Italia; sì, si potrebbe aggiustare un po’ il tiro a livello vocale, ma le basi sono solide e sono innegabili.

Tracce consigliate: L’Insieme di Tutte le Cose, Gallerie