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Ecco l’intervista fatta ai Mystery Jets nel (neanche così tanto) lontano dicembre scorso. La band britannica si trovava a Milano per chiudere il tour italiano,  e noi c’eravamo. È stato bello andare a fondo su alcuni temi molto interessanti, scopriteli con noi.

 

DW: Ciao Mystery Jets, questa è l’ultima tappa di questo vostro tour italiano. Che idea avete dell’Italia?

MJ: Quando pensiamo all’Italia ci sentiamo più “caldi”, è un posto molto amichevole e così soleggiato, ogni volta è un piacere tornare qui. Gli italiani sono proprio come tutti li descrivono: socievoli, affettuosi, anche invadenti a volte, ma è bello girare qui, uscire e conoscere gente.

DW: Bene, ora cominciamo a rendere l’intervista più interessante. Com’è fare musica a Londra, e quant’è difficile emergere nel mare di band che c’è? Quanto influisce NME in questo?

MJ: Allora, ci sono diverse scene musicali che vanno per la maggiore in Inghilterra, e NME è coinvolta prettamente in una di queste scene, che è il rock, per lo più quello indipendente. Oltre a questo c’è l’elettronica, la dance music, la scena clubbing; NME è molto importante perché raggiunge l’intera Inghilterra e influisce su questa a livello musicale, assolutamente, ma Londra è come un grande cervello dove tante cose diverse si evolvono contemporaneamente.

DW: Il vostro percorso discografico, da Making Dens, passando per Twenty One e Serotonin fino ad arrivare a Radlands, ha subito parecchie evoluzioni: da un approccio prog e psych siete passati ad un approccio più pop.

MJ: Sì, il cambiamento è stato evidente. Abbiamo cercato di spogliare il nostro sound da tutto ciò che ritenevamo non necessario, Radlands è un album che non definirei pop bensì un qualcosa di più onesto e ponderato. Making Dens sottolinea il nostro iniziale approccio psichedelico e progressive, in Twenty One e Serotonin abbiamo cercato di avvicinarci al pop writing, con Radlands invece, anche se alcuni pezzi ostentano pop, abbiamo cercato di rivelare noi stessi nella maniera più naturale possibile, senza alcuna pretesa.

DW: Radlands l’avete registrato ad Austin, in Texas. Com’è andata?

MJ: È stato meraviglioso, abbiamo vissuto lì per due mesi, il tempo che ci è servito per registrare tutto, una bella avventura.

DW: Le vostre influenze maggiori quali son state?

MJ: Sai, è molto difficile, dovrei elencarti una sfilza lunghissima di artisti. Siamo cresciuti tutti più o meno ascoltando Syd Barrett, Yes, i King Crimson, Talk Talk, Cure, Smiths, ed altri ancora. Nel periodo pre-Radlands abbiamo ascoltato in continuazione Neil Young e tanto country USA.

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DW: Chi è che scrive i testi dei Mystery Jest?

MJ: Blaine, insieme con Henry (il padre di Blaine, ndr.), a volte insieme e a volte ognuno per conto proprio.

DW: Siamo curiosi riguardo due testi in particolare. In Greatest Hits citate tantissimi album che potremmo definire uno ad uno delle vere e proprie pietre miliari. Ce li avete tutti quanti?

MJ: Sì, tra tutti noi ce li abbiamo tutti quanti.

DW: E qual è il migliore secondo voi?

MJ: McCartney I, il primo da solista di Paul McCartney. Tutti dovrebbero ascoltarlo, è fantastico.

DW: Il testo di Behind The Bunhouse invece? Che storia ha?

MJ: Riguarda la rottura di un legame con il partner, come direbbero nei trailer cinematografici è “Tratto da una storia vera“. Il Bunhouse è un pub a Londra: una sera ero lì (è Blaine a parlare, ndr.) ad un party con la mia (ex-)fidanzata e abbiamo cominciato a litigare. Siamo andati dietro il Bunhouse per cercare di risolvere le cose, ma è lì che lei mi ha lasciato e la nostra storia è finita.

DW: Che ci dite del video di Serotonin?

MJ: Beh, avevamo avuto quest’idea di fare questo video nel quale ognuno avrebbe dovuto prendere una droga diversa e farsi poi riprendere dalla videocamera. Il budget per il video non era alto, avevamo 300£ e li abbiamo spesi tutti in droghe diverse: acidi, ketamina, funghetti allucinogeni, erba, MDMA, popper etc. L’idea era quella di esplorare i vari effetti che le diverse droghe provocano in ognuno, legando comunque tutto al concetto di serotonina, l’ormone rilasciato dall’organismo che regola l’umore. 5 ore in cui vedevamo arrivare gente a caso (tra cui gli Is Tropical), che si drogava, si faceva riprendere, e poi magari continuava a drogarsi.

DW: Che piani avete per il prossimo futuro?

MJ: Continuare a fare musica nuova, e un nuovo album per il prossimo anno (2013, ndr.).

DW: Ta le migliori new bands in UK, tante sono state support di un vostro show (vedi oggi con Peace e Temples, vedi ieri con Arctic Monkeys e altri). Possiamo dire che se apri il live dei Mystery Jets poi sfondi?

MJ: È proprio così sai (ridono, ndr.). È importante avere support band di un certo livello, è molto importante per il pubblico che è lì ad aspettare il tuo live. Soprattutto poi nei lunghi tour, è bello costruire un rapporto e sentire i membri di queste band giovani come tuoi fratelli minori. È un po’ ciò che è successo a noi con i Bloc Party, la band che ci ha scoperti, o con i Futurheads, con i quali abbiamo girato un bel po’.

DW: Cosa ne pensate delle classifiche di fine anno? Pochi giorni fa avete postato la classifica di Amazon, ed eravate al n.87 su 100 lì.

MJ: Le classifiche sono spesso state una misura di quanti album hai venduto o stai vendendo. Oggi però significano sempre di meno, dipende poi da chi sei. Se sei Rihanna e sel alla posizione n.100 di una classifica qualcosa è andato storto, se sei i Mystery Jets e sei alla n.100 è un buon risultato. Noi siamo una band non delle pop stars. Sono importanti ma dipende da chi sei.

DW: Ultima domanda, parliamo di un argomento delicato. Sappiamo come tu (Blaine, ndr.) conviva con i tuoi problemi di salute (Blaine Harrison, frontman dei Mystery Jets, è nato con la disabilità della spina bifida, ndr.), ciò che vogliamo sapere è: quanto è stata importante per te la musica nella tua vita, soprattutto per quanto riguarda il dover affrontare problemi a volte più grandi e anche più forti di te?

MJ: Innanzitutto la mia disabilità di certo non mi ha aiutato con il mio lavoro, sai non è proprio il massimo per stare in una band, magari se avessi fatto un altro lavoro avrebbe avuto più senso. Il mio lavoro però è fare musica, è un regalo che ho avuto per natura e mi ritengo molto fortunato per questo.  Tanti hanno disabilità, non sono l’unico, la cosa importante che dico a chiunque soffra, come me, è di crederci sempre, che si voglia diventare un musicista o uno scrittore o un astronomo, ce la si può fare. La musica mi ha salvato la vita, una forte ancora di salvezza. Tutta la musica, dal folk al prog-rock (mostra un tatuaggio degli Yes sul braccio, ndr.). Basta inseguire i sogni.

A presto con i Mystery Jets, intanto aspettiamo il nuovo album.