Nel 2012 è stata la volta di Hannah Horvath e del suo universo fatto di completini orrendi, cellulite, acne, tirocini non pagati e comfort food mangiato direttamente in bagno dopo una giornata di merda. Nel 2017 erano tutti a condividere e commentareCat Person, una schiettissima short story uscita sul New Yorker che è diventata virale raccontando una notte di sesso andata male. Nel 2018, poi, è arrivata Christine “Ladybird” McPherson con le sue ribellioni patetiche da città piccola, una che a scuola non se la cava troppo bene ma al college vuole andarci nella East Coast perché “lì c’è la cultura…e gli scrittori vivono nei boschi”.

Più che un’ode al femminismo, “Girls”, “Cat Person” e “Ladybird” sono un’ode alla normalità – una serie tv, un racconto e un film che parlano di e alla middle America ma alla fine un po’ a tutti noi, e che sono così reali da accendere subito le nostre strutture neurali di immedesimazione.

Love, ancora di più in quest’ultima, terza stagione, si inserisce in questo filone di normalità, e non è un caso che dietro ci sia lo zampino del re delle rom-com Judd Apatow, già produttore di “Girls”. La storia di Mickey e Gus piace perché tutto è molto reale e tutto è molto relatable: dai momenti più leggeri, come quando Mickey parla della sua dipendenza dal cellulare (“A volte mi invio da sola un promemoria o cose così, e poi quando il telefono vibra mi emoziono perché non vedo l’ora di scrivere”) alle domande turning-point che scandiscono il tempo di ogni relazione (“Parlami del nostro futuro”).

Love non definirà un’intera generazione né avrà mai i dialoghi pazzeschi di “Before Sunrise” o la poesia di “Garden State”, eppure le prime due stagioni sembrano create apposta per il binge-watching: personaggi perfettamente Apatow-niani – lui nice guy un po’ nerd e impacciato, lei sexy, sveglia e problematica qb – e la giusta dose di indie – lui suona in una band che fa colonne sonore per i film che non le hanno, lei lavora in radio e ha un guardaroba che pare quello di Alexa Chung, fatto di salopette Carhartt e t-shirt Air Jordan. Soprattutto, però, gli episodi scorrevano lisci perché la domanda che ciascuno aveva in testa era sempre quella: Andiamo, ma davvero questi due possono stare insieme?”. Nella terza stagione è ormai chiaro che sì, possono eccome.

E allora Apatow alza le braccia e lascia spazio alla normalità della vita di coppia, al continuo e sfiancante mettere alla prova l’altro, alle paure di chi ama di più, ai momenti noiosi e a quelli dolcemente insignificanti. Adesso che non c’è più l’eccitazione del ce-la-fanno-o-non-ce-la-fanno?, insomma, è questo che rimane: qualche litigata, qualche confessione, qualche zuccherosa banalità che anche noi abbiamo detto, o vorremmo aver detto, quella volta là.

Ah, dimenticavo, in colonna sonora – tra gli altri – ci sono Wilco, Mac DeMarco, Beck e Yeah Yeah Yeahs (e la trovate qui sotto).