Il trend generale delle serie tv più amate degli ultimi anni – soprattutto quelle fonte di immedesimazione per i venti/trentenni – sembra essere quello dallo sfondo nichilista e apocalittico di Black Mirror, Mr Robot e The Leftovers e dall’ironia amara di BoJack Horseman, Rick & Morty o Archer; le storie dalle note positive, tuttalpiù, preferiscono ricorrere allo strumento della nostalgia piuttosto che empatizzare direttamente col proprio pubblico. Master of None è una serie diversa, e non perché meno disillusa delle altre o per una trama particolarmente differente dalle parabole millennial di LOVE o Girls, ma perché è diverso il punto di vista con cui certe storie vengono raccontate, che si rispecchia nella trama e nella regia ma anche nella scelta della colonna sonora. E quella di Aziz Ansari è una voce che riesce a commuovere anche quando fa sorridere.

Attenzione: sono presenti spoiler

Avevamo lasciato Aziz/Dev in viaggio verso l’Italia, e nella seconda stagione lo ritroviamo in giro per Modena a parlare italiano e a rendere omaggio al grande cinema (si parte da Ladri di Biciclette, ma non mancano i riferimenti a Fellini e soprattutto ad Antonioni) e alla grande musica italiana (Ennio Morricone, Mina, Sergio Endrigo, Lucio Battisti). Sono solo due le puntate girate in Italia (divertentissima la seconda, che ha dato vita a questo piccolo capolavoro), ma mostrano già quello che è il punto forte di Ansari: un’enorme sensibilità, e la voglia di far sorridere, sì, ma prima di tutto di capire, e di raccontare qualsiasi storia con rispetto e profondità; il segreto di Aziz è di essere sempre un insider, in tutto quel che fa.

Parte di quel che lo rende un grande storyteller l’avevamo già visto nella prima stagione di Master of None: lo status di immigrato di seconda generazione di Ansari rende il personaggio di Dev autobiografico e gli/ci dà modo anche di esplorare le nostre stesse ansie da millennial – tipo un’infinita serie di appuntamenti Tinder finiti maluccio – attraverso la lente della diversità, che può essere quella di Dev ragazzino che si fa tentare da una fetta di bacon come il coming out della sua amica Denise, raccontato come le diapositive di tutti i pranzi del Ringraziamento passati con la famiglia di lei.

 

You’ve never had bacon before?

Pubblicato da Master of None su Martedì 16 maggio 2017

La stessa colonna sonora riesce ad esprimere questa diversità, e nella gran parte dei casi è parte integrante dell’ambiente che la circonda piuttosto che un’aggiunta: se Morricone si sposava bene con l’Italia, 2Pac non poteva che dar voce alla trasgressione di Dev bambino; D’Angelo, invece, fa da intermediario mentre Denise ammette che non era lui a destare il suo interesse nel video di Brown Sugar.

L’episodio più bello della stagione è New York, I Love You, che è quasi un film a sé, in cui Master of None abbandona momentaneamente i personaggi principali per seguire e raccontare tre storie di minoranze etniche che altrimenti non avrebbero posto in tv. Come sempre nella serie, anche questo viene fatto con leggerezza; l’omaggio alla città passa quindi anche per chi la abita – che siano in fuga da una discoteca di dubbio gusto (che però ci ha fatti ricantare The Vengabus) o una litigata a sfondo sessuale tra una coppia di sordi (e qui l’audio si spegne completamente). Il risultato ricorda molto Night on Earth di Jim Jarmusch.

Nella seconda parte della stagione i toni si fanno più intimi, e con loro la colonna sonora: Dev ritrova Francesca (Alessandra Mastronardi) in visita a NY, e da lì parte una fase d’innamoramento lenta ma costante, costellata di dialoghi così (im)perfetti da risultare quasi reali, tanto che – con la tensione di un rapporto proibito, quasi d’altri tempi, che cresce tra una bufera di neve e un twist – il mood non poteva che farsi melanconico con Mina, Endrigo e Battisti.

Probabilmente il successo di Master of None sta proprio nel saper inquadrare quel senso di smarrimento generazionale – costante della tv del momento – in un modo meno edgy e meno narcisistico, oltre che con una narrazione aperta e molto umana, che così facendo empatizza con lo spettatore senza cedere alla negatività più totale. Ed è forse per questo che riesce a conquistare anche i più cinici. Resta da chiedersi quando un prodotto di questo tipo potrà nascere in Italia, e da dove nascerà.

Qui potete ascoltare (quasi tutta) la colonna sonora della serie. Buona visione!