If we were gonna kiss, it would be right now.

(Mickey Dobbs)

Vi avevamo detto sarebbe successo. È successo. Il 10 marzo è uscita la seconda stagione di Love, una delle (molte per la verità) ragioni per pagare dieci euro al mese a Netflix. È una serie in 12 episodi da mezz’ora l’uno e ha uno dei pitch più facili e pericolosi del mondo: “a story of boy meets girl”.

Gillian Jacobs, bellissima e completamente squilibrata, incontra Paul Rust, bruttissimo e impacciato, mentre lei sta litigando con il cassiere cinese del negozio di un benzinaio che non vuole farle credito. Lei è lì coi suoi piedini a papera, un body rosso con sopra una camicia di flanella Seattle 1991, dei jeans a vita alta e un paio di Adilette che sa dio perché, ma insieme a Erika Eleniak in Baywatch sono una delle cose che trovo più eccitanti al mondo.

L’eccitazione sessuale secondo me

Lui, ovviamente, la salva pagandole caffè e paglie. Da lì in avanti il racconto è un modo di spiegare a noi che guardiamo quanto è difficile e inevitabile l’amore e di mostrare ai personaggi quanto è facile deragliare una relazione.

Lui fa l’insegnante sul set di una serie (Witchita, una specie di Streghe con protagoniste adolescenti), lei lavora come program manager per una radio. Lui ha uno smartphone con la custodia a forma di libro di incantesimi, lei è (stata) tossicodipendente (e sex and love addict, una cosa che in italiano non so come si traduca). Come da template di commedia romantica, due mondi che non c’entrano niente uno con l’altro si scontrano e piano piano esplode l’amore.

Love è anche l’ultima di una serie di creazioni di Judd Apatow. Judd Apatow è quello di Suxbad, 40 Anni Vergine, Freaks & Geeks (altro motivo per uscire i soldi a Netflix). È anche l’uomo dietro al successo planetario di due delle donne culturalmente più influenti al mondo: Lena Dunham, di cui ha prodotto per HBO tutte le stagioni di Girls e Amy Schumer, quella di Trainwreck. Di lui hanno detto che è un re Mida, che ha revitalizzato la romcom trasformandola in un genere nuovo, in grado di parlare a una generazione di eterni adolescenti, incapaci di assumersi responsabilità, ma capacissimi di desiderare di essere amati. E poi però hanno detto anche (ad esempio in questo pezzo del NY Times) che è una comparsa culturale di un maschilismo un po’ becero e di destra, fatto di scoregge, rutti e storie di sbronze. Funny People, Molto Incinta e This Is 40 è una specie di sua trilogia autobiografica. Sono film che raccontano tre età (20, 30 e 40 anni) di un amore sgangherato fatto di donne mamme reticenti e uomini scemi e goffi.

La faccia dell’uomo che ha riscritto cos’è l’amore

Love non è diverso, in questo senso. Ma c’è una cosa in più, che ha a che fare col suono: sia nella prima che in questa seconda stagione, la musica (bellissima sempre) gioca un ruolo essenziale nel sottolineare i momenti in cui i personaggi scopano. Nella serie ci sono circa tre rappresentazioni del sesso: una un po’ grottesca e unicamente carnale (nella serie capita ogni volta che i protagonisti non scopano tra di loro). L’altra romantica e affettata per i momenti di amore conclamato (nel quinto episodio, quando è chiaro che si amano, fanno l’amore sopra I Need Your Love So Bad dei Fleetwood Mac). E l’ultima, quella più interessante per me prete del senso di colpa, sincopata e nascosta, quando i protagonisti scopano o immaginiamo che scopino, ma non li vediamo bene o del tutto fare il fatto. Li vediamo sul punto di, appena prima che. E poi, quando tutto suggerisce che succederà qualcosa che non siamo sicuri potremmo definire “fare l’amore”, la scena viene tagliata e, ad esempio, partono i titoli su No Hard Feelings dei The Avett Brothers (episodio 2), una specie di mandolino che copre i mugolii diventa improvvisamente silenzio e scroll sullo smartphone (episodio 5, all’inizio), il riff della sigla di Lyle Workman taglia l’inizio di una scopata in un giardino (episodio 9). Eccetera.

s02e05 – Prima e dopo il mandolino

Come se, in una serie il cui unico vero tema è la complessità di una relazione d’amore, mettere in scena il sesso senza l’amore, mostrare i corpi senza la garanzia di un genuino coinvolgimento emotivo fosse un po’ peccato. Come se ci fosse una specie di dicotomia esasperata tra sesso come mera transazione economica (darsi piacere, quello che credo Bukowski abbia descritto come masturbarsi con il corpo di un altro) e sesso come gesto di amore autentico, spontaneo e creativo, romantico e libresco, come se tutto quello che c’è tra questi due estremi fosse meglio non vederlo.

E la musica (o l’interruzione della musica) così finisce per diventare il diversivo con cui coprire o nascondere quella cosa che facciamo quando ci tocchiamo, sappiamo che non è solo toccarci, ma non siamo sicuri che sia davvero amore.

SCOPARE BRUTTO

Earth, Wind & FireThat’s The Way Of The World

George MichaelFreedom

Robert DeLongSellin’ U Somethin

The Bird And The BeeAgain And Again

(NON) FARE L’AMORE

AmbrosiaBiggest Part Of Me

Fleetwood MacWhat Makes You Think You’re The One / I Need Your Love So Bad

Richard & Linda ThompsonI Want To See The Bright Lights Tonight

Clem SnideBeautiful

AMARSI MALE

Lyle WorkmanLong Love

Colleen GreenWild One

The Avett BrothersNo Hard Feelings

Loudon Wainwright IIITherapy