Gavettoni di pipì, farina, uova, magliette bagnate e sandali sciolti. Inizia l’estate e anche se hai trent’anni ti assale quella sensazione di fine scuola, di incombenze passate e di partenza.

Però poi hai trent’anni davvero e mancano due mesi alle ferie, perciò qualcosa da fare per combattere la canicola della sera devi trovarla.

E allora prepariamoci puntando il ventilatore sul divano e aspettando le migliori serie in uscita da qui a fine 2017.

Serie nuove (1ª stagione)

I’m Sorry – 21 giugno

Forse vi ricordate Stepbrothers il film del 2008 con Will Ferrell e John C. Reilly, classica commedia americana scassona à la Adam McKay. Nel film i due, quarantenni, vivono entrambi a casa dei rispettivi genitori: Will Ferrell con la propria madre (divorziata), John C. Reilly con il proprio padre (vedovo). I due genitori si frequentano, si innamorano e decidono di convivere. Al che i due, che sono quarantenni, ma si comportano come degli adolescenti mezzi ritardati, sono costretti a vivere assieme. Inizialmente si odiano, ma infine diventano fratelli veri. Ferrell a un certo punto del film inizia ad andare in analisi e s’innamora dell’analista.

Ecco l’analista di cui si innamora Will Ferrell è Andrea Savage. Dopo un inizio da stand up comedian è stata regular in Sweet Valley High, il telefilm (in Italia è andato in onda su Italia 1) che ha cercato di cavalcare l’onda teen drama seguita a Beverly Hills 90210. Poi è stata protagonista di Dog bites Man, una serie di culto chiusa dopo la prima stagione in cui una finta crew di una finta redazione di news per la televisione girava per il paese nel tentativo di mettere assieme un notiziario. L’impostazione era quella del mockumentary, ma in più di un’occasione tracimava nella candid camera, riprendendo anche gente convinta che gli attori fossero davvero dei giornalisti (tra gli altri c’era anche Zach Galifianakis).

Oggi Andrea Savage è la creatrice e la protagonista di questa sitcom, I’m sorry, che racconta la vita incasinata e rocambolesca di una comica (Andrea Savage) che fa anche la mamma e la moglie. Una specie di versione donna empowered, “Ginger Rogers fa quello che fa Fred Astaire, ma sui tacchi”, di Seinfeld. Almeno così sembra.

Esce il 21 giugno su truTV e siamo sicuri troverete il modo di vederla anche in Italia ;-)

The Mist – 22 Giugno

Donald Trump ha bloccato Stephen King su Twitter. Ma King se n’è fatto una ragione, anche grazie al supporto di J.K. Rowling che dice che gli passerà gli stamp delle cose più gustose.

Nel frattempo Spike sta lanciando uno dei seimila progetti che mettono in scena le parole del maestro dell’horror.

The Mist è un romanzo breve di King uscito nel 1980, dal quale nel 2007 Frank Darabont (il regista di uno dei film più perfetti mai girati: Le ali della libertà) aveva tratto un film. Una nebbia malefica avvolge la città di Bridgton, nel Maine e rende praticamente impossibile vedere a più di un metro. Dentro la nebbia ci sono delle creature minacciose che attaccano chiunque stia all’aperto.

Ora lo stesso regista propone una versione estesa in 10 episodi della stessa storia (è un po’ un trend, pare, questo di passare, adattando o proseguendo la narrazione, da film a serie: Westworld, Lemony Snicket, Fargo, Limitless).

Si racconta di David Drayton e del figlio che, quando la nebbia cala sulla città, rimangono intrappolati in un supermercato assieme agli altri personaggi. La minaccia che viene da fuori però, come spesso capita nelle storie di Stephen King, non è quella più preoccupante. La prigionia e il clima emotiva riveleranno segreti, paure e orrori che riguardano gli uomini e non ‘i mostri’.

Dal trailer non si capisce molto se non che ci si caga addosso. Dal 22 giugno su Spike.

Glow – 23 giugno

Se non conoscete Andy Kaufman sicuramente però avrete sentito parlare di Man on the Moon, il film del 1999, diretto da Milos Forman con Jim Carrey che fa piangere interpretando una delle cose comiche più belle e inspiegabili mai successe (l vita di Andy Kaufman appunto). Nel film (con la colonna sonora degli R.E.M.) il protagonista a un certo punto, in uno dei suoi infiniti e incomprensibili stunt, decide di iniziare a fare il wrestler e combattere contro le donne. Fa molto ridere soprattutto come si incazza la gente quando infierisce. Considerate che la cosa succede in un periodo di affermazione di diritti ‘non sanciti’ delle donne negli Stati Uniti (tipo scopare, uscire di casa senza chiedere il permesso e simili), perciò anche il contesto ideologico rendeva l’esperimento interessante.

Fino a quando ho visto quel film per me il wrestling erano i pomeriggi di Italia 1 e Tele+2 con la telecronaca serissima di Dan Peterson che parlava di cose ridicole con nomi tecnicissimi che conferivano allo spettacolo un’allure di professionismo. Negli anni la pagliacciata si era rivelata per quello che era, ma al ridicolo si era aggiunto un senso di malinconia e disperazione (che poi ha raccontato bene Darren Aronofsky con una delle scelte di casting più azzeccate di sempre: un gonfissimo Mickey Rourke).

Glow, la nuova serie di Netflix, racconta, in 10 episodi, di un’attrice (Alison Brie) che fatica a trovare lavoro a Hollywood e trova un’opportunità che non può perdere in gruppo di wrestler donne (Glow è l’acronimo, Gorgeous Ladies Of Wrestling)

La serie è ambientata nella Los Angeles degli anni ’80 e il team di produttori e creativi (che vengono un po’ da Orange is the new black e un po’ da Homeland e Nurse Jackie) nel tempo ha creato personaggi che incarnano un’idea abbastanza chiara del tipo di donna di cui vale la pena raccontare una storia: forte, ma non difensiva, autentica, ma non ingenua.

E niente, se recupero il numero di Dan Peterson facciamo il gruppo di ascolto il 23 giugno.

The Last Tycoon – 28 giugno

Francis Scott Fitzgerald è morto il 21 dicembre 1940. Un attacco di cuore dopo decenni spesi a bere smodatamente, difendersi dalla schizofrenia della moglie e autoinfliggersi quelli che lui stesso definiva “lavori da troia” per riviste e per Hollywood.

Prima di morire aveva iniziato a scrivere un romanzo in cui raccontava un po’ della vita di Irving Thalberg (la persona reale dietro il protagonista del libro, Monroe Stahr), produttore della Metro-Goldwyn-Mayer. Nel libro veniva spiegata la sua rivalità con Louis B. Mayer (nella finzione Pat Brady), altra figura di rilievo in MGM. Nella finzione né Brady, né Stahr lavorano per la MGM, ma per una casa di produzione concorrente e alla fine viene raccontata la storia delle ambizioni, della grandeur e delle piccolezze della Hollywood degli anni ’30 (con sullo sfondo l’affermazione della Germania nazista di Hitler).

Fitzgerald non è mai riuscito a finire di scriverlo, questo libro. Ma è uscito ugualmente postumo in due versioni leggermente diverse tra loro con il titolo The last tycoon (e The love of the last tycoon nell’edizione del 1993).

Spiegato così, non sembra niente di che il plot, però pure Il grande Gatsby non è diventato famoso per la premessa clamorosa della fantascienza di K. Dick o l’azione stordente di Die hard. E questo non ha impedito al libro e ai film che ne sono stati tiratti di essere clamorosi (quello di Luhrmann in particolare).

A giugno 2016 è stato pubblicato il pilota e ora, il 28 giugno, esce per Amazon Prime Video tutta la prima stagione.

Ci aspettiamo una colonna sonora maestosa e ingombrante come quegli anni, come quel cinema.

Gipsy – 30 giugno

Naomi Watts nel remake di Funny Games di Haneke è l’ideale di donna che chiunque dovrebbe avere. Borghese, adulta, “witty & fun”, ma non suonata (leggi: isterica) e sexy con addosso solo la tua camicia e le mutande. Ecco, in Gipsy, la serie che è in uscita su Netflix il 30 giugno mi sa che è un po’ il contrario di questo ritratto. O meglio, è un po’ il ritratto nascosto nello sgabuzzino che invecchia male al posto della persona (piccola cit. da Oscar Wilde, mofos).

Interpreta Jean Holloway, una psicologa che, non è chiaro se deliberatamente o meno, fa casino nella vita dei suoi pazienti. Crediamo questo significhi che ci fa anche roba, come dire, sessuale. Una conclusione a cui siamo arrivati dopo aver scoperto che i primi due episodi avranno la regia di Sam Taylor-Johnson (nella foto col suo marito toy boy), la regista di Cinquanta sfumature di grigio.

Il marito di Naomi Watts nella serie è Billy Cudrup che è la faccia del tipo che ti ciula la moglie e poi te ne parla, fingendo si tratti di qualcun altro, negli spogliatoi della palestra. Quindi se sua moglie, almeno nella finzione, gli fa le corna, direi che siamo anche un po’ contenti.

Nel trailer ufficiale è tutto molto sensuale e la serie viene pubblicizzata come un thriller. Ci aspettiamo un po’ Attrazione fatale e un po’ The affair. Ma vedremo.

Midnight, Texas – 24 luglio

Dopo la saga di Twilight i vampiri sono un po’ automaticamente associati a pre-adolescenza e generica sfiga (la pre-adolescenza è l’antonomasia della sfiga, non esistono pre-adolescenti con baffetti morbidi e vestiti di taglie sbagliate che si possano definire fighi, forse con l’eccezione della versione dodicenne di questo bambino qui sotto).

Eppure c’è stato un tempo in cui guardare True Blood non portava con sé lo stesso stigma di indossare scarpe Pirelli e infilare il cellulare nel marsupio. Charlaine Harris, l’autore di True Blood, è la testa dietro questo Midnight, Texas. Midnight è un paesello piccolo e strano, una specie di porto franco in cui hanno trovato ospitalità freak di tutti i generi: vampiri, angeli, streghe, la qualunque.

Un giorno arriva in città uno straniero, tale Manfred Bernardo, che si trova alla grandissima in questo posto di squilibrati e si innamora, così parrebbe, dell’unica donna senza passati o poteri strani, che è la cameriera del diner del paese. E niente, si ritrovano, questi che sono letteralmente degli “scappati di casa” a doversi unire per combattere delle generiche forze del male che cercano di invadere il paese. Manfred di norma sarebbe scappato, ma adesso ha un motivo per rimanere: la cameriera.

Promette bene dal trailer? MMMH… Il disco di uno dei One Direction poteva essere figo? Eppure guarda Harry Styles…

Fuori il 24 luglio sulla NBC.

Somewhere Between – 24 luglio

La Corea del Sud ci ha regalato tanta robina buona cinematograficamente parlando (ma anche musicalmente scusate se Psy è poco). Su tutto c’è la trilogia della vendetta di Park Chan-wook. Quando ho visto la prima volta Old boy mi è esploso il cervello. C’è dentro tutto: azione, thrilling, dramma, incesto, prurigine, violenza gore, ansietta.

Quindi non escludiamo che questo Somewhere between possa rivelarsi una figata. È tratto da una serie sudcoreana appunto, che s’intitola God’s Gift: 14 Days. Nella serie originale non si capisce bene come né perché, la protagonista può tornare indietro nel tempo, ma non dove le pare. Torna precisamente 14 giorni prima del giorno in cui le hanno rapito e ammazzato la figlia.

In pratica con questa ticking bomb della morte imminente della figlia, la madre dovrà indagare e cercare di salvarla. Non è da sola, però: viene aiutata da un detective privato (ex-agente di polizia) che pure c’ha dei cazzi che lasciatelo perdere, perché hanno accusato suo fratello di avergli ammazzato la ex-morosa.

La serie americana di cui hanno iniziato le riprese nel marzo scorso in Canada esce il 24 luglio sull’ABC.

Room 104 – 28 luglio

I fratelli Duplass sono un brand che garantisce qualità finto-indie e sempre platealmente quirky. Sono quelli delle cose “da Sundance”, quelli che hanno prodotto e spesso recitato in e diretto alcuni punti cardinali della filmografia hipster come Safety not guaranteed e la serie Togetherness. Uno dei due fratelli, Jay, recita anche in Transparent, l’originale Amazon in cui Jeffrey Tambor decide di iniziare a presentarsi pubblicamente come donna dopo una vita come padre di questa famiglia ebrea un po’ sgangherata. Ecco Jay Duplass, nel telefilm, interpreta il figlio minore della famiglia, che fa il produttore musicale e sembra avere tanto una vita che dovremmo volere tutti: una vita in cui ci si innamora fortissimo e subito e poi ancora, ma di altre cose e persone diverse.

Adesso i fratelli Duplass escono con una nuova serie, sempre per HBO (che l’anno scorso ha cancellato Togetherness dopo la seconda stagione). S’intitolerà Room 104 e non si capisce esattamente di cosa parlerà, ma è chiaro che il device narrativo sarà la stanza 104 di un hotel americano mega-normale. Ogni episodio verrà dedicato a una storia diversa (non si sa se scollegata dalle altre) che attraversa la stanza. Niente di nuovo, però se va tutto bene saranno tutte storie molto molto fighe.

Esce il 28 luglio.

The Deuce – 10 settembre

Se c’è un’epoca – dopo quella dei dinosauri s’intende – che sarebbe bello rivivere, è l’età dell’oro della pornografia americana: gli anni ’70. Enormi quantità di droga consumata senza alcuna cognizione di causa, rapporti cabriolet con conseguente epidemia di HIV, soldi tantissimi soldi e zero internet, totale organicità tra industria e malavita.

In The deuce non ci sono dinosauri, ma c’è molto di tutto il resto.

Il protagonista della serie è James Franco. Negli ultimi anni Franco ha fatto fin troppa roba (sentito parlare di King cobra? Ecco). Non contento in questi 8 episodi prodotti per HBO e ambientati a New York e più precisamente intorno a Times Square, interpreta due ruoli: quelli dei due fratelli gemelli Vincent e Frankie Martino, che si occupano, sembra, di tenere oliato il meccanismo che lega la criminalità organizzata alla pornografia.

Gli autori della serie hanno un pedigree di tutto rispetto in questa cosa che è un po’ la versione contemporanea dell’hard boiled degli anni ’30 (Chandler e Spillane per dirne due enormi). David Simon e George Pelecanos, i creatori di The Deuce, sono gli stessi che hanno partorito e nutrito per 6 meravigliosi anni The wire.

E poi, da non sottovalutare, c’è Maggie Gyllenhaal che nella serie fa il grande passo da puttana intraprendente ad attrice porno.

Il 10 settembre, tornati dal mare, avremo qualcosa per consolarci dell’autunno imminente e del grande freddo di là da venire.

The Gifted – Autunno 2017

Uno penserebbe che dopo 10 film, 5 miliardi di dollari incassati e almeno altri 3 lungometraggi in uscita entro il 2018, il franchise degli X Men sia tutto sommato quasi esaurito. In fondo, ogni film, racconta sempre la stessa storia: come reagiscono le persone normali, integrate, quando si trovano di fronte esseri speciali, potenti e diversi (una metafora nemmeno troppo celata dell’adolescenza, durante la quale, letteralmente, mutiamo passando attraverso stadi di bruttezza inenarrabile). E come reagiscono poi? Si cagano addosso, cercano di marginalizzare ed eliminare la minaccia della diversità e infine, invece, diventano una cosa sola, entrano in simbiosi (o almeno così dovrebbe succedere, a tendere).

E invece su Fox sta arrivando, il prossimo autunno, una serie TV che aggiunge un altro pezzetto alla saga Marvel. S’intitolerà The gifted e parla di un adolescente bullizzato (tema super-hot come ha dimostrato 13 reasons why) che ha dei superpoteri da mutante e si trova ad affrontare nemici che non abbiamo capito esattamente chi o cosa siano, ma che mettono in pericolo tutti. Così che di fronte allo stesso nemico, si potrà, immaginiamo, diventare amici pur essendo molto differenti, noi umani e loro mutanti.

La regia, almeno del pilota della serie, è di Bryan Singer, che sarà comunque uno dei produttori esecutivi. Uno che ha già dimostrato di saperli girare dei bei filmetti sull’universo X Men (non ultimo Days of Future Past che qui è considerato uno dei migliori di tutta la striscia).

E allora aspettiamo che esca una data di release ufficiale e poi iniziamo a scaldare i pop corn.

Star Trek: Discovery – Autunno 2017

Piccolo disclaimer: ho sempre pensato che Star Trek fosse una passione un po’ da sfigati. Questa idea della fantascienza che era figa nella misura in cui era ‘scientificamente plausibile’ mi sembrava un po’ una minchiata ecco. Però devo dire che il reboot di J.J. Abrams per il cinema un po’ mi ha fatto cambiare idea. Nel senso che almeno non vedevo più nel riflesso del monitor del computer il mio compagno babbo delle medie che mi spiegava come “potrebbe davvero funzionare” il teletrasporto o la propulsione a curvatura col reattore materia/antimateria.

E allora c’è sincera curiosità per questa nuova serie che dovrebbe resuscitare definitivamente il franchise. La trama di Star Trek: Discovery si svolge 10 anni prima della serie originale e parrebbe collegata all’originale da un incidente raccontato, ma mai mostrato fin qui (???).

Vengono anche attualizzati un po’ i temi affrontati, o meglio le premesse da cui si parte per affrontarli: nell’equipaggio ci sarà un membro gay, il primo ufficiale del Discovery è una donna di colore e così via. La struttura della serie sarà, così sostiene Bryan Fuller, co-creatore, fortemente orizzontale, una specie di “romanzo a puntate”.

In Italia dovrebbe uscire per Netflix in autunno, mentre negli Stati Uniti sarà parte dell’offerta on-demand della CBS.

Che dire? I gusti son gusti e non di discutono. Io continuo a pensare che immaginare gli alieni con le braccia, le gambe, la testa, il corpo simmetrico, denunci i limiti ridicoli della nostra immaginazione, ma direi che il problema non riguarda solo l’universo Star Trek, perciò ad averci tempo, c’è da guardare pure questa.

I ritorni – nuove stagioni 

Game Of Thrones S07 – 16 luglio

C’è questo mio amico (lo chiameremo Paolo perché si chiama Paolo) con cui ci davamo di gomito su Il trono di spade dicendoci “ahahah… che io sia dannato se guarderò mai un fantasy di ambientazione medievale coi maghi, le streghe, i nani e i draghi”. Due anni dopo il mio amico Paolo al secondo negroni mi stava costringendo a mettere in watchlist Game of thrones dicendomi “non puoi capire, l’ambientazione è del tutto secondaria, è una storia universale di dolore, tribolazioni e smisurato desiderio di affermazione”.

Confesso che non ha funzionato. Non ho mai cominciato a guardarlo e continuo a non capire perché dovrei guardare una roba scritta da un ciccione che non mi stupirei di trovare in vacanza coi sandali e i calzini bianchi a Laveno (mi riferisco a George R.R. Martin).

Però ci saranno sicuramente delle ragioni, ne sono certo, per cui ora quel turista sovrappeso è miliardario e hanno commissionato, ad aprile dell’anno scorso, una settimana stagione della serie.

Trattandosi di un evento attesissimo per una fandom abbastanza aggressiva e devota (il trailer ufficiale su Youtube ha 30 milioni di views), non ci sono ancora in giro informazioni o indiscrezioni sulla trama. Si sa che ci saranno alcuni nuovi personaggi, ma dai trailer usciti fin qui non si capisce una mazza se non che ci saranno parecchi morti ammazzati e un sacco di lamate.

Aspettiamo metà luglio, perché l’inverno, quest’anno, arriverà in estate.

Shooter S02 – 18 luglio

È sempre bello quando la realtà interferisce con la possibilità della finzione. Shooter, la serie distribuita in Italia da Netflix, ma originalmente su USA Network, doveva uscire in prima visione il 19 luglio 2016. Salvo che il 7 luglio, a Dallas, un venticinquenne di colore durante una manifestazione spara e uccide 5 agenti di polizia. Era incensurato e aveva combattuto in Afghanistan con l’esercito. Non sarebbe stato molto delicato far uscire una serie intitolata Shooter la settimana successiva. Così la prima slitta al 26 luglio. Salvo che il 17 luglio, a Baton Rouge, in Louisiana, Gavin Eugene Long, un altro ragazzo di colore, spara a 6 agenti di polizia e ne uccide 3. Così l’uscita di Shooter slitta a ottobre.

A parte questa curiosità, una volta uscito Shooter (prima stagione di 10 episodi), ha ricevuto un’accoglienza così così, ma è stata ugualmente commissionata una seconda stagione. Il protagonista, Bob Lee Swagger (interpretato da Ryan Phillippe, che qui racconta a Jimmy Kimmel della sua passione giovanile: staccare la spina ai gonfiabili in cima ai palazzi), è un cecchino dell’esercito in pensione, che vive più o meno in esilio finché non viene tirato in mezzo a un casino per evitare che venga assassinato il presidente degli Stati Uniti.

La trama sembra qualunque roba di Tom Clancy (invece è tratta da un libro di Stephen Hunter, che era già diventato un film con Mark Wahlberg nel 2007). Cogliamo l’occasione per ricordare uno dei massimi autori di thriller mai esistiti, Clancy appunto, per quello che davvero era: uno che si è comprato un carro armato per metterlo in cortile.

Ballers S03 – 23 luglio

Dwayne “the Rock” Johnson è la ventiduesima celebrity più pagata al mondo nel 2017 (57,9 milioni di euro). E questo ci ha aiutati a capire come fa ad avere i denti così bianchi.

Ha messo in portfolio un’interpretazione memorabile in uno dei film più ingiustamente sottovalutati degli ultimi 5 anni (Pain and gain, del 2013, di un Michael Bay con un occhio stranamente ironico e allucinato). E se se la cava egregiamente come body builder cocainomane assassino, se la cava almeno altrettanto bene come ex-giocatore di football riciclatosi come “financial manager”. Che è il ruolo che interpreta in Ballers.

La serie HBO (in Italia va su Sky Atlantic) segue appunto le peripezie di Spencer Strasmore mentre sfrutta il suo network di conoscenze nell’NFL per costruire un portafoglio di clienti che gli permetta di vivere (e vivere bene). Ci sono tutti gli elementi perché ti piaccia se segui Dan BilzerianBobo Vieri e Chiamarsi bomber su Instagram.

Il 23 luglio esce la prima puntata della terza stagione e nel trailer già c’è Steph Curry perciò allacciamo le cinture.

Ray Donovan S05 – 6 agosto

Per un periodo ho fatto lo stagista a Mediaset. Facevo più o meno il lettore e ricordo, dopo aver passato in rassegna duecento proposte di sitcom con il seicentesimo “comico col tormentone”, di aver ricevuto lo script per un pilota in inglese. La serie doveva intitolarsi qualcosa come The peacemaker e il protagonista era questo ex-militare che aveva gestito conflitti di altissimo livello, crisi internazionali, eccetera e ora, in pensione, faceva rappacificare coniugi litigiosi e nonni con nipoti avidi. Mi ricordo benissimo la qualità della scrittura e anche se il protagonista era l’ennesimo tentativo di creare un Dr. House che non facesse il medico (burbero, ma sensibile, intelligente, ma ‘deeply flawed’) ho pensato che l’Italia era indietro seimila anni. Era il 2009. Forse lo è ancora.

Nel frattempo, dal 2013, su Showtime (ogni volta che parte il jingle del network un tuffo al cuore ripensando alle prime stagioni di Californication) va in onda Ray Donovan, una serie in cui Liev Schreiber interpreta Ray Donovan, quello che si occupa delle porcherie (mazzette, pestaggi e negoziazioni poco limpide in genere) in un’importante law firm (la Goldman & Drexler). Lo studio legale tendenzialmente si occupa di rappresentare i cattivoni (ricchi e famosi). In pratica a Donovan capitano vari casini personali tra cui che viene scarcerato il padre improvvisamente e inaspettatamente e questi casini si incrociano in vari modi con quelli che gestisce (con più successo) sul lavoro.

Il 6 agosto esce la prima puntata della terza stagione e se non la vedete credo che Ray troverà il modo di convincervi a guardarla comunque.

Top Of The Lake S02 – Settembre

A Milano ero il campeón, davo lezioni di rap quando Jane Campion le dava di piano

Questa è una delle prime rime con cui mi sono innamorato di Dargen D’amico (il pezzo è Il rap per me). Ed è anche il modo in cui ho scoperto dell’esistenza di Jane Campion. Lezioni di piano – che all’epoca (era il ’93) aveva vinto la Palma d’Oro a Cannes e tre Oscar (tra cui quello per la migliore sceneggiatura originale) – è un film australiano che mette un’attimino di angoscia. È tutto imperniato sulla relazione tra questo Baines, un grezzone che abita in una capanna sulla spiaggia, e Ada, una donna muta, con una figlia che usa come interprete perché conosce la lingua dei segni. Ada e la figlia arrivano in Nuova Zelanda (è l’800) per una specie di matrimonio combinato con un proprietario terriero del posto. Ad Ada piace suonare il piano, ma il suo futuro marito non ha sbattimento di farlo portare in casa. Il piano rimane in spiaggia e Baines se lo mette in casa e poi – furbacchione – decide di usarlo per, diciamo così, corteggiare Ada. Le fa che se può farle robe anche un po’ sconce lui le rende il pianoforte un tasto alla volta. Va beh basta, avete capito l’angoscia.

Jane Campion nel 2013 ha scritto diretto la prima stagione di Top of the Lake, che è un mistery bello angosciante pure lui. In Nuova Zelanda una bambina incinta (le piace proprio la roba lurida si vede) sparisce e una detective deve capire cosa è successo.

4 anni dopo la fine della prima stagione iniziano le vicende che verranno raccontate nella seconda: Top of the lake: China girl. C’è anche Nicole Kidman assieme a Elisabeth Moss (che è la detective protagonista ed è stata l’indimenticabile copy donna coi coglioni di Mad Men) e Sidney è il teatro delle faccende stavolta. I sei episodi di questa stagione sono già stati mostrati tutti a maggio a Cannes, ma ufficialmente la data di release per noi sfigati è settembre.

Stranger Things S02 – 31 ottobre

Con Game Of Thrones è la serie più attesa di quest’anno (e non solo).

Barb è ancora viva? Il Demogorgone tornerà più potente di prima? Arriveranno nuove forze oscure dal sottosopra? I 4 (+1) ragazzi saranno in grado di affrontarle? Quanto sangue perderà ancora dal naso Undi (El per chi la guarda in inglese)? Sono moltissimi gli interrogativi sulla nuova stagione di Stranger Things, ma bisognerà aspettare la notte di Halloween per scoprire qualcosa.

Chi ha trovato la prima stagione troppo paurosa, probabilmente stavolta sarà terrorizzato. Ce l’abbiamo messa tutta: cinematograficamente e a livello di budget è una season molto ambiziosa.

Così ha dichiarato Shawn Levy, produttore esecutivo e regista dello show in un’intervista a Rolling Stones.