Siamo solo a metà 2017 e si fa già fatica a stare dietro a tutte le novità musicali dell’anno. Che siate tra quelli che centellinano le nuove uscite per rendere l’ufficio più sopportabile o che vi riserviate l’ascolto al weekend, tra una release a sopresa e un consiglio di un amico è sempre meno facile riuscire a dedicare più di un ascolto ad album di cui non si sente parlare troppo, soprattutto se sovrastati dai più chiacchierati. Eppure di bei dischi ne sono usciti in questi mesi, molti dei quali fanno parte del calderone eterogeneo dell’indie rock.

Per questo abbiamo selezionato per voi venti dischi indie rock/cantautoriali che – ingiustamente – potrebbero essere sfuggiti a voi o ai riflettori: si parte dai grandi ritorni (1-6); si procede con una piccola parentesi sullo psych rock (7-10); ci si sofferma su cinque opere non-prime ma degne di nota (11-15); si conclude con degli ottimi debutti (16-20). Un’occasione per scoprire o rispolverare degli ottimi lavori.

1. The Magnetic Fields – 50 Song Memoir

I Magnetic Fields non sono nuovi ai progetti ambiziosi, e 50 Song Memoir si ripromette di narrare i cinquant’anni di vita di Stephin Merritt, una traccia per ogni anno. Il lavoro, presentato per intero e in modo meraviglioso al Primavera Sound Festival, è dickensiano nell’ironia e nel sentimento.

2. Feist – Pleasure

Un altro ritorno non troppo chiacchierato è quello di Leslie Feist, che torna a deliziarci col suo art pop mai canonico e con una scrittura sempre in equilibrio tra il delicato e il tagliente.

3. Clap Your Hands Say Yeah – The Tourist

Tutti li conosciamo per The Skin of My Yellow Country Teeth, ma il progetto musicale di Alec Ounsworth, dopo anni di alti e bassi, è rinato con The Tourist, che declina falsetto e chitarre acide in modo sia pop che melanconico. Un disco che personalmente sto consumando.

4. Sun Kil Moon – Common As Light and Love Are Red Valleys of Blood

Dopo il grande successo di Benji l’interesse nei confronti di Mark Kozelek sembra andato lentamente scemando; certo, due dischi all’anno di cui uno lungo più di due ore non aiutano, ma la verve narrativa a firma Sun Kil Moon è sempre una certezza.

5. Laura Marling – Semper Femina

Laura Marling aggiusta il tiro dopo gli americanismi di Short Movie, e lo fa bene. Semper Femina aggiunge quel groove che mancava all’eleganza della voce della cantautrice, e il risultato è un disco forte sotto tutti i punti di vista.

6. Thurston Moore – Rock N Roll Consciousness

Cinque lunghi brani per l’ex leader dei Sonic Youth: senza fronzoli e senza strafare, un disco rock fatto come si deve.

7. Pond – The Weather

La piccola parentesi dedicata allo psych rock si apre con gli australiani Pond, di cui si parla sempre come ‘costola’ dei Tame Impala, spesso sottovalutando una band al pieno della forma sia in studio che dal vivo.

8. King Gizzard & the Lizard Wizard – Flying Microtonal Banana

I King Gizzard & the Lizard Wizard, oltre ad avere un nome che per i dislessici è l’anticristo, pubblicano più o meno un album al mese, e forse questo spiega perché non siano sotto i riflettori quanto meritano. Flying Microtonal Banana è il primo dei quattro dischi pubblicati nel 2017 (gli altri tre sarebbero in realtà un’opera unica in tre parti, ma va be’), e si apre con una vera mina.

9. Ulrika Spacek – Modern English Decoration

Tornando in Europa meritano una menzione gli Ulrika Spacek, prossimi ospiti di Zanne Festival la cui psichedelia è meno nevrotica e più vicina allo shoegaze.

10. Splashh – Waiting a Lifetime

Rimanendo a Londra ma avvicinandoci già alla terza sezione della lista, citiamo infine il secondo album degli Splashh, il cui psych rock ibrido si avvicina molto al noise/dream pop dei TOY.

11. Surf Curse – Nothing Yet

In un certo senso vicino agli Splashh è il surf pop/lo-fi dei Surf Curse, perfettamente sul filo che unisce Teen Suicide e The Drums.

12. Pile – A Hairshirt of Purpose

Nient’altro da dire su quest’album se non che è uno dei dischi rock dell’anno. Fidatevi.

13. Pissed Jeans – Why Love Now

Il rosa è ingannevole, perché con i Pissed Jeans si va fuori dall’indie rock e si cade faccia a terra nei territori sporchi del post-hardcore.

14. Aldous Harding – Party

Secondo disco prodotto da John Parrish per la cantautrice neozelandese, che porterà il suo neo-folk elegante anche all’Ypsigrock Festival.

15. Tim Kasher – No Resolution

Kasher è il frontman dei Cursive, ma il suo disco solista si discosta dal sound della band d’origine e mostra un lato cantautoriale che lo avvicina al collega Conor Oberst.

16. Allison Crutchfield – Tourist in This Town

Ad aprire la sezione delle opere prime c’è un altro album solista: quello di Allison Crutchfield, che però è tutt’altro che un’esordiente, considerate le esperienze passate con P.S. Eliot e Swearin’ e le collaborazioni con la sorella Waxahatchee.

17. Jay Som – Everybody Works

Melina Duerte è una grande esponente del nuovo lo-fi/bedroom pop di scuola americana, ed Everybody Works mescola le doti compositive di Mitski con le atmosfere dreamy di Porches.

18. Sacred Paws – Strike a Match

Le Sacred Paws sono un nuovo duo su cui scommettere: voce/chitarra e voce/batteria, sul loro art rock misto a math pop ha scommesso anche Stuart Braithwaite, che ne ha pubblicato il disco per la sua etichetta Rock Action.

19. Pumarosa – The Witch

I Pumarosa ci hanno tenuti sulle spine per un bel po’ dopo aver generato hype col bel singolo di debutto Priestess, e The Witch – col suo affascinante psych pop – non delude affatto.

20. Charly Bliss – Guppy

Quello dei Charly Bliss è un album che ascolti due volte e non lo capisci perché ti sembra garage pop con la voce di Carly Rae Jepsen. Poi lo ascolti la terza volta e ci caschi dentro. Proprio perché è garage pop con la voce di Carly Rae Jepsen.

[Bonus EP] Half Waif – form/a

Menzione speciale per un EP che merita davvero: Half Waif è il moniker di Nandi Rose Plunkett, che forse conoscete come tastierista e voce dei Pinegrove, ed è un’opera dall’eleganza estrema, che mescola sapientemente cantautorato ed elettronica. E lei ha una voce bellissima.

E qui si conclude una lista già abbastanza lunga, ma se avete voglia di scoprire o rispolverare qualcos’altro, leggete pure quel che abbiamo scritto su HOMESHAKE, Cherry Glazerr, Tim Darcy, Priests, Los Campesinos!, Vagabon, Blaenavon, The Afghan Whigs, Girlpool e Big Thief.
Buon ascolto!