I Siberia sono una band nata nel 2010 a Livorno, il cui nome si ispira all’immaginario evocato da Educazione siberiana di Nicolai Lilin.

Il quartetto, formato da Eugenio Sournia, Luca Pascual Mele, Cristiano Sbolci Tortoli e Matteo D’Angelo, nel 2016 ha pubblicato, per Maciste Dischi, il disco d’esordio In un sogno è la mia patria,  distribuito da Artist First ed edito da Sony. I riferimenti sonori, dichiarati dalla band stessa, sono Interpol ed Editors da una parte, Baustelle e Luigi Tenco dall’altra.

Il gruppo livornese il prossimo 23 febbraio, sempre per Maciste Dischi, pubblicherà il secondo album in studio intitolato Si vuole scappare. Il disco, prodotto da Federico Nardelli, fonde la new wave al cantautorato italiano, ed è stato anticipato dal singolo Nuovo Pop Italiano a cui hanno fatto seguito altri due estratti.

I Siberia, nonostante la matrice dark, l’hanno definito un album “colorato”:

Nel disco sono presenti le tonalità più accese e forti, a contrastare e sposare il nero che è assenza di colore e che è paradossalmente comunque presente insieme ai colori oro, rosso, perla. Ma c’è un colore che più di tutti è a nostro avviso quello che permea i solchi delle canzoni, ed è il rosa della carne dell’uomo e della donna.

Se nel primo album la band raccontava di amori ideali, vagheggiate figure eroiche e parabole di redenzione, in Si vuole scappare emerge il quotidiano, le esperienze vissute in prima persona dai membri della band, lo spleen post-adolescenziale, gli psicofarmaci, l’ebbrezza, le relazioni, le playlist di Spotify.

Di fronte al nulla e alla precarietà, proprio nel momento in cui si stanno mettendo stabili radici, ci si fa prendere dalla voglia di scappare, di sfuggire e di sfuggirsi.

Nel disco spesso la poesia lascia il posto alla prosa, la canzone d’autore al pop, il sogno alla vita. Si leva la quotidianità, vengono alla luce luoghi, ma viene soprattutto a galla la voglia di un dialogo, prima evitato, con il mondo.

Si Vuole scappare è un disco che ai sogni di un’eterna adolescenza contrappone la realtà liquida, appiccicosa, affascinante dell’età adulta, vissuta con slancio ma da cui si vuole comunque scappare, perché troppo forte, troppo reale. E invece si resta, come crocefissi nel proprio tempo e nella propria condizione.

La voce del gruppo, Eugenio Sournia, ha aggiunto:

Abbiamo cercato di fare un disco classico, che suonasse attuale ma che con una grammatica diversa potesse esser stato scritto trent’anni fa o tra trent’anni. Soprattutto un disco che comunichi con i nostri contemporanei e coetanei, che alla fine sento essere i miei fratelli a cui voglio comunicare il mio amore, il mio dolore, la mia storia.

I Siberia lottano contro il tempo e la fragilità.