Novità nell’ambito dell’inchiesta del momento sulle presunte irregolarità messe in atto sui siti di compravendita di biglietti per eventi musicali.

Ripartendo da dove ci eravamo lasciati e, cioè, dall’annunciato terremoto che ha colpito il mondo del re-ticketing e che oggi sembra investire anche agenzie organizzatrici e – secondo alcuni – gli artisti stessi, rovistiamo tra le macerie, in cerca di risposte e di quei quattro spiccioli rimasti. Veniamo colti, non troppo a sorpresa, da una serie di scosse di assestamento che aprono nuovi squarci e svelano quelli tenuti nascosti da due passate di intonaco. Scosse lontane tra loro ed apparentemente indipendenti, se non fosse per l’indistruttibile filo delle fatture che tiene tutto insieme, anche le case più insospettabili. E anche questo è inevitabilmente annunciato; fisiologico. L’incedere delle indagini, seppur lento e pesante, sia sottoforma di inchiesta giornalistica, sia nel suo aspetto giudiziario (soprattutto quando le due si mescolano) tende all’espansione.

Un’espansione che oggi, dopo la nuova puntata messa in onda da Le Iene, assume i connotati di un disastro ambientale che ha seriamente messo in discussione l’intero sistema, tanto che il Governo ha presentato un emendamento alla Legge di Bilancio, inerente alla regolamentazione delle attività di vendita (chi, come, dove, e quando) e prevedendo, nel più grande stile paraculo, le sensazionalistiche sanzioni economiche. Fino a 180.000 Euro di multa per violazione! (La leggenda narra di un cimitero sotterraneo delle dimensioni dell’Area 51, dove vengono raccolte le sanzioni mai riscosse; accanto a quello dove collocano i curriculum vitae inviati online.)

Secondo questo nuovo servizio-inchiesta, attraverso altri e nuovi documenti contabili societari, ci sarebbero le prove del coinvolgimento nel medesimo meccanismo già raccontato di altre compagini. Questa volta la vicenda interesserebbe Vivo Concerti, la cui amministrazione attuale non viene messa in discussione, sebbene quella precedente sia, invece, sotto inchiesta.  Ansa dal canto suo, menziona l’Ad di Live Nation e l’ex Ad di Vivo Concerti come persone inserite nel registro degli indagati per truffa; mentre Repubblica parla di un’indagine già in corso contro ignoti sempre per truffa e sostituzione di persona. Si apprende anche che sono state effettuate perquisizioni nelle varie sedi.

La situazione, nella città tristemente ribattezzata Bigliettopoli, è caotica.

E come in tutte le “..opoli” cui abbiamo assistito in Italia (anche se questo è problema globale), il caos è alimentato da una serie di fattori esterni e contingenti che incasinano completamente i già confusi sismologi, i quali si arrabattano nel tentativo interpretare le informazioni; tra proclama, scaricabarili, dimissioni, risoluzioni contrattuali e sfuriate varie, c’è da perdere il sonno, mentre il sismografo sale e scende.

Questa, ad esempio, una delle più recenti prese di posizione di un’agguerritissima Barley Arts, che risolve il suo rapporto con Assomusica, la quale – a sua volta – qualche giorno fa si era schierata a favore dell’emendamento del Governo:

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Questo, invece, il commento di Vincenzo Spera di Assomusica:

Apprendo con viva soddisfazione che, questo pomeriggio, il Ministro Franceschini ha annunciato che presenterà un emendamento alla Legge di Bilancio per limitare e contrastare il fenomeno del bagarinaggio online, o più conosciuto come secondary ticketing. Sono davvero lieto di notare questa unità di vedute tra Assomusica e il Ministro poiché, pochi giorni fa, gli Onorevoli Fiorio e Fanucci avevano presentato una proposta di Assomusica al DL Fiscale, tesa proprio a stroncare il fenomeno.

A ciò occorre aggiungere altri due fattori ugualmente determinanti che permettono ad alcuni di comportarsi in modo scorretto mentre agli altri rimangono, appunto, le macerie: la legge (per natura interpretabile e, quindi, eludibile) e la non curanza di tutte quelle regole e regolette di corporate governance trasfuse in coloratissimi codici etici, sventolati ai meeting come baluardi ed utilizzati in casa solo per pulircisi il culo.

Nell’attesa che le fatture svelino il loro significato, è meglio dichiararsi parte lesa.